Come precedentemente annunciato, con questo articolo vorrei occuparmi del sistema aeroportuale della Sicilia, regione dal potenziale turistico superiore a qualsiasi altra mediterranea per la sua varietà di attrattivi. Gli unici interventi risalgono all’apertura di Punta Raisi nel 1960 e di Comiso solo nel 2013, perdendo tanti anni di prosperità economica di cui non si è approfittato.



La distribuzione degli aeroporti attuali in Sicilia è fatta male: ci sono dei vuoti come nell’agrigentino e nel messinese e zone molto servite come Palermo-Trapani e Catania-Comiso. Abbiamo il paradosso di Catania primo scalo in Sicilia per passeggeri, ma con una pista troppo corta per widebody a lunga distanza con pochissime potenzialità di espansione, e Punta Raisi a Palermo con ben già due piste come pochi in Italia, a sottoutilizzato e con il potenziale per diventare il terzo hub intercontinentale italiano con costi minori rispetto a Catania.



Trovo improprio pensare che uno scalo siciliano possa fare concorrenza a Istanbul come hub nel Mediterraneo, perché lo scalo turco ha già ben 5 piste tra 3 e 4 mila metri ed è base di una compagnia aerea come Turkish Airlines. Quindi, mi auguro che si possa creare una nuova compagnia aerea italiana degna del nostro potenziale a breve cha guardi al Sud.

La Sicilia, viste le grandi distanze, i condizionamenti dell’Etna che spesso portano a dirottare il traffico di Catania su altri scali, i venti che impediscono delle volte gli atterraggi a Punta Raisi e le varie isole minori molto isolate, credo abbia bisogno di un trattamento particolare. Per questo il piano Enac che punta solo su Catania come hub del Mediterraneo senza menzionare altre realtà molto importanti e urgenti per me fa acqua e fa i conti senza l’oste, perché in Italia non abbiamo una compagnia aerea che vede il Sud come zona di sviluppo.



Bisogna sviluppare Palermo e Catania allo stesso livello, perché in caso di eruzioni dell’Etna e brutto tempo i due aeroporti devono potersi scambiare il traffico in modo quasi naturale, quindi avere strutture simili, ma perché spendere tanto su Catania quando Palermo ha già il potenziale per essere l’hub del Mediterraneo in poco tempo? Punta Raisi ha già una pista di 3326 metri e una di 2068 metri (estendibile al mare senza espropriare o deviare ferrovia e strade importanti come a Catania), ha già il collegamento ferroviario funzionante che andrebbe secondo me migliorato con una continuazione verso la linea di Trapani, fino all’aeroporto di Birgi. In un futuro basterebbe solo aggiungere delle attrezzature e ingrandire il terminal passeggeri e in seguito ampliare la pista corta verso il mare e addirittura come a Nizza fare una terza pista in un terrapieno sul mare che darebbe più sicurezza.

In caso di due grandi aeroporti, Palermo sarebbe più usato per Africa Occidentale, Magreb e Americhe e Catania più per Africa Orientale, Libia, Egitto, Medio Oriente e Asia. In teoria sarebbe stato giusto, anziché investire troppo su Comiso, creare un nuovo aeroporto ad Agrigento, dove è più necessario per coprire un buco tra Trapani e Comiso di ben 265 km, e investire più su Catania. Con uno sviluppo futuro tutti gli aeroporti saranno utili.

Sono un sostenitore della creazione di un aeroporto delle Eolie a Lipari in un terrapieno sul mare sullo stile di Bequia (isole Grenadines, Caraibi), solo per aerei regionali turboelica, ma viste le divisioni politiche e i vincoli di protezione dell’ambiente credo non si farà mai. Però non si considera che si ridurrebbe l’arrivo di tanti mezzi marittimi che inquinano molto il mare ugualmente e si toglierebbe dall’isolamento 7 isole senza un ospedale dove fare nascere i bambini, e visto l’unicità dei luoghi potrebbe essere raggiunta da un turismo più selettivo, quindi una miglioria alla fine.

La zona di Milazzo presa in esame, purtroppo secondo me non è idonea per un aeroporto internazionale, perché tutte le direttrici di avvicinamento portano vicino la raffineria e la zona del Pace del Mela scelta tempo fa vedrebbe una pista limitata con una testata verso le montagne e l’altra al mare estendendosi con un terrapieno, con un’unica direzione per atterraggi e decolli: lì al massimo si potrebbe fare un aeroporto piccolo regionale con voli turboelica.

Tutte le isole siciliane – Egadi, Eolie, Pelagie e Ustica – potrebbero essere coperte da una rete di idrovolanti nei periodi estivi per un pubblico un po’ di nicchia, ma offrendo delle tariffe accessibili potrebbe estendersi a un campo più ampio, perché il volo potrebbe fungere anche da tour panoramico e certe isole tipo Egadi, Eolie e Ustica potrebbero essere raggiunte anche da Napoli o Fiumicino.

Tornando invece alla situazione esistente, vedo queste opzioni.

Trapani: solo low cost, leisure e sviluppare un hub cargo intercontinentale per prodotti della Sicilia Occidentale o tutta. Si potrebbe adibire un idroscalo e/o molo visto la vicinanza al mare per collegamenti con isole minori e zone costiere tipo San Vito Lo Capo.

Il piccolo aeroporto di Boccadifalco a Palermo potrebbe diventare uno scalo per voli vip e privati. Palermo Punta Raisi lo svilupperei per convertirlo in un hub intercontinentale con voli di linea tradizionali e leisure con le modifiche e aggiunte eventuali già menzionate. Si potrebbe creare anche un idroscalo con voli per isole minori e un molo per aliscafi per zone limitrofi tipo San Vito Lo Capo e Ustica.

Lo sviluppo di Catania dipende dall’allungamento della pista con deviazione o interramento di arterie importanti e ferrovia. In teoria si potrebbe farne un’altra in senso nord-sud lato spiaggia, ma il tutto lo vedo troppo vicino al centro urbano e con molti interventi di esproprio che potrebbero durare molti anni e comportare costi altissimi con pochi spazi di ulteriori espansioni. A mio avviso, quindi, o si usa Sigonella o si dovrebbe fare un nuovo aeroporto più grande nella piana di Catania come esisteva a Gerbini anni fa, solo per linee tradizionali e leisure e con un aeroporto più spazioso e grande anche un hub cargo intercontinentale per prodotti della Sicilia Orientale. Se si rimane nel vecchio aeroporto, in teoria in zona mare si potrebbe creare un idroscalo per voli per isole minori e zone costiere.

Comiso: farei solo low cost, leisure e, qualora a Catania il cargo non si facesse, un hub cargo, purché vi siano buoni collegamenti ferroviari con tutta la Sicilia Sud-orientale e Centrale.

Lampedusa e Pantelleria: sarebbe ora di creare le possibilità per voli dall’Europa e non solo nazionali.

Credo che andrebbe fatto un servizio ferroviario veloce tra Trapani Birgi fino a Comiso unendo Catania, Palermo, Messina e Siracusa, ma anche zone interne meridionali, rendendo, quindi, tutti gli aeroporti collegati alla rete ferroviaria.

Riepilogando, il creare degli hub intercontinentali al Sud porterebbe i nostri aeroporti siciliani e pugliesi a ricevere vari voli di federaggio sia nazionali che europei, al contrario della situazione attuale, mantenendo dei collegamenti stabili tutto l’anno senza bisogno di sovvenzioni con delle tariffe vantaggiose perché gli aerei viaggerebbero sempre pieni. Con i nuovi aerei nel mercato dal nostro Sud potremmo raggiungere destinazioni lontane con dei narrow-body ed economizzare veramente a vantaggio dell’ambiente e del consumatore. L’unica regione che rimarrebbe con possibili sovvenzioni sarebbe la Sardegna.

Forse propongo qualcosa che per molti sarà fantascienza, ma solo a guardare Spagna, Portogallo e Turchia, con aeroporti tipo Antalya, Bodrum, Dalaman, Faro, Funchal, Istanbul, Porto, Malaga, Alicante, Palma di Maiorca, Fuerteventura, Tenerife Sud, Gran Canaria, Lanzarote, Ibiza, Saragozza, Barcelona e Madrid possiamo capire come siamo indietro dal punto di vista di movimenti e strutture.

Arrivati alla parte finale di questa lunga analisi, credo di non avere proposto né la chiusura, né il declassamento di nessun aeroporto e invece dato una funzione più logica, perché un aeroporto poco usato o chiuso toglie posti di lavoro e sviluppo alle zone circostanti. Sicuramente è assurdo ambire ad avere un volo per New York da ogni aeroporto italiano, ma il ridimensionamento tra linee tradizionali, leisure e low cost e il potenziamento di leisure, cargo e idrovolanti ed elicotteri può essere una sfida affrontabile.

In conclusione, credo di avere dimostrato come siamo lontani dal fare il necessario per gli aeroporti italiani e purtroppo lo stesso metodo è stato usato con Alitalia e ITA e oggi non abbiamo una compagnia aerea decente e un Paese come il Portogallo con il mare più freddo dell’Europa meridionale ha trasformato l’Algarve in una zona turistica di prim’ordine con collegamenti aerei a Faro, un aeroporto che arriva a 7 milioni di passeggeri quasi tutti tra maggio e ottobre in una zona in cui vi sono solo circa 200.000 residenti. A Dubrovnik in Croazia si sta creando un movimento tipo Faro molto forte e ci sono i piani per un hub di una nuova compagnia aerea con voli intercontinentali. In Italia potremmo sviluppare aeroporti nuovi o ingrandirli a Napoli, Salerno, Lamezia Terme, Eolie, Milazzo, Agrigento, nel Salento e far crescere molto di più gli aeroporti attuali sardi, siciliani, toscani, calabresi e adriatici se avessimo una visione diversa, comprendendo che siamo indietro e dobbiamo lavorare di nuovo e con altre logiche. Il non avere compagnie aeree nazionali forti ci ha portato a prendere quello che si può senza pianificare e oggi le compagnie straniere ci ricattano. Noi italiani ci siamo fermati ai tempi di Totò e Peppino di Capri a Capri.

antilleanatlantic@outlook.com

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