Grandi movimenti in atto per arrivare finalmente a una trattativa con la Russia. Questo almeno quello che si legge sui media, ma queste notizie vanno interpretate, come sempre in tempo di guerra. Secondo alcune fonti l’amministrazione Biden starebbe facendo pressioni su Zelensky per mostrarsi disponibile a negoziare con Putin, cosa al momento non possibile per via del decreto dello stesso Zelensky che vieta qualunque trattativa fino a quando il previdente russo sia al potere. Il motivo dietro a queste richieste non sarebbe il sacrosanto desiderio di arrivare finalmente a un cessate il fuoco, ma le difficoltà economiche segnalate da molti paesi sudamericani, africani e anche europei dovute alla guerra e alle sanzioni contro la Russia.
Articoli pubblicati sul Washington Post e il Wall Street Journal dicono invece che il principale consigliere per la sicurezza di Biden avrebbe parlato con il suo omologo russo, il che sarebbe una apertura clamorosa da entrambe le parti. “Quello che rende sospettosi” ci ha detto in questa intervista il generale Giorgio Battisti, già comandante del corpo d’armata di Reazione rapida della Nato in Italia e capo di stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan “è che questa notizia sia stata pubblicata proprio a pochi giorni dalle elezioni americane, quando i repubblicani, che vogliono ridurre il sostengo militare a Kiev, vengono dati vincenti”. Una mossa puramente elettorale, quindi.
La Casa Bianca starebbe chiedendo a Zelensky di ritirare il famoso decreto con cui nessuno può dialogare con Putin fino a quando sarà al potere. Cosa pensa ci sia di vero in questa notizia?
Il fatto che l’amministrazione Biden abbia chiesto questo a Zelensky, di essere meno rigido nel rifiutare un contatto iniziale con Putin, non significa essere disponibili ad accogliere le sue richieste su Crimea e Donbass. E’ però vero che diversi paesi in Africa, in America Latina e anche Europa fanno pressioni perché si arriva a delle trattative per le conseguenze disastrose delle sanzioni che si riflettono un po’ su tutto il mondo.
E del fatto che il consigliere di Biden abbia aperto un colloquio con quello di Putin?
Teniamo conto che questa notizia pubblicata sui giornali americani si colloca a pochi giorni da voto di Midterm. I repubblicani che sono dati vincitori sono meno favorevoli a continuare a fornire armi all’Ucraina e quindi potrebbe trattarsi di una mossa elettorale per far sì che gli americani votino democratico, la coincidenza è alquanto sospetta.
C’è anche chi dice che una trattativa sarà possibile solo quando gli ucraini riusciranno a riconquistare Kherson, in modo tale di intavolare un primo negoziato da una posizione di forza. Kherson assumerebbe così un significato non solo militare, ma anche politico. Che ne pensa?
Indubbiamente Kherson ha assunto un significato simbolico, simile alla battaglia di Stalingrado, per entrambi i fronti. Kherson per la Russia significa l’unico successo ottenuto in otto mesi di guerra, è stata conquistata nei primissimi giorni di conflitto. Per gli ucraini invece liberarla significherebbe eliminare la testa di ponte russa sul lato destro del fiume Dnepr, che potenzialmente verrebbe usata se l’anno prossimo i russi decidano di continuare l’offensiva verso Odessa.
Dalla situazione sul campo, cosa ritiene possibile possa succedere? Gli ucraini riusciranno a scacciare i russi?
Ci sono diverse opzioni contrastanti. Da quanto dicono alcune fonti i russi si starebbero già disponendo per ritirarsi sulla sponda orientale. Altre fonti dicono che stiano evacuando i civli per combattere meglio nel centro abitato. Per ammissione dello stesso Putin 82mila riservisti richiamati alle armi sono già stati inviati al fronte. Sebbene sia difficile siano preparati al combattimento perché oggi in quattro settimane non si prepara un soldato per una guerra moderna come è questa, possono servire per contenere gli attacchi o combattere nel centro abitato. Ci sono fotografie che mostrano lunghe colonne di mezzi corazzati ucraini che si stanno indirizzando verso Kherson, ma va tenuto conto che siamo nel tardo autunno e i terreni fuoristrada sono sempre più difficili da percorrere.
Quindi? Che prospettive ci sarebbero?
Quello che lascia perplessi davanti a un possibile ritiro dei soldati russi è che lasciando Kherson lascerebbero la Crimea senza acqua potabile come era prima del febbraio 2022. Gli ucraini dopo l’invasione del 2014 hanno infatti costruito una diga che impedisce l’afflusso di acqua dolce. Anche l’elettricità la Crimea la riceve dall’Ucraina in mano ai russi. A mio avviso potremmo stare per assistere a una grande battaglia campale dopo di che potrebbe effettivamente esserci un inizio di trattative.
(Paolo Vites)