Emergono novità circa la trattativa Stato-Mafia, con il processo d’appello che ha registrato, per la prima volta in assoluto, la presenza in aula dell’ex senatore Marcello Dell’Utri, imputato per minaccia a corpo politico dello Stato. La sua apparizione di fronte ai giudici non era stata preventivata e ha colto tutti di sorpresa: ricordiamo che l’ex manager di Publitalia aveva subìto una condanna in primo grado a dodici anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, che ha terminato di scontare nel 2019.



L’agenzia Adnkronos rivela come Dell’Utri, avvicinato dal suo giornalista, abbia scelto di non rilasciare dichiarazioni, glissando con una frase affatto inedita in ambito processuale: “I miei avvocati mi dicono di non dire niente”. Intanto, proprio in data odierna i procuratori generali Giuseppe Fici e Carlo Barbiera hanno avviato la requisitoria del dibattimento, con il primo che ha dichiarato: “Durante la discussione finale non ripeteremo frasi come ‘Fuori la mafia dallo Stato’, ma è evidente che in questo processo sono emerse alcune scelte di politica criminale e alcune incomprensibili omissioni, guidate da logiche rimaste estranee al corretto circuito istituzionale, ovvero alle corrette dinamiche democratiche”.



TRATTATIVA STATO-MAFIA, PG FICI: “CI SONO STATI SOGGETTI CHE HANNO AGITO NELL’OMBRA”

Nell’ambito della requisitoria del processo d’appello relativo alla trattativa Stato-Mafia, il procuratore generale Fici ha poi asserito, come riporta Adnkronos, che è impossibile dubitare dell’esistenza di soggetti che abbiano agito nell’ombra, menti raffinatissime con evidenti gravi condotte che appaiono non comprensibili e, ovviamente, non giustificabili. Fici ha quindi rimarcato come in un processo penale siano importanti i fatti provati, non le suggestioni, e come sia complicato rimanere insensibili di fronte a ciò che in Italia è noto da decenni. “Come non ricordare la rabbia esasperata dei colleghi degli agenti di scorta uccisi nelle stragi di Capaci e in via d’Amelio – ha detto –? Avevano intuito qualcosa evidentemente e avevano persino aggredito il Capo della polizia Parisi, rischiando che la rabbia travolgesse anche l’allora Capo dello Stato Scalfaro”. Per poi ricordare che l’ex Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, “pensava a un colpo di Stato” e che l’ex capo della Polizia, Parisi, “fece uso di una segnalazione del Sisde sicuramente falsa”.

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