Potrebbe esserci una trattativa Stato-mafia dietro le scarcerazioni dei boss mafiosi? La denuncia arriva da Gaspare Mutolo, pentito di mafia ed ex uomo di fiducia del boss Totò Riina. Ed è finita alla Commissione nazionale antimafia che, secondo quanto riportato dall’AdnKronos, potrebbe aprire un’istruttoria sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia. Dopo aver fatto arrestare decine di persone svelando i retroscena della mafia anni Ottanta, ora sgancia una bomba parlando proprio all’agenzia di stampa. Il pentito, che nel 1991 decise di collaborare col giudice Giovanni Falcone, ritiene che le scarcerazioni dei boss mafiosi «fanno parte della trattativa tra Stato e mafia». Ora la Commissione antimafia, presieduta dall’esponente M5s Nicola Morra, che è da sempre molto attento all’argomento, potrebbe aprire un’istruttoria per fare chiarezza su queste parole. «È stata la prima cosa che ho pensato quando ho letto delle scarcerazioni dei boss. Cioè, che ci potevano essere ancora quei patti anche se fatti in ritardo».
SCARCERAZIONI BOSS, PENTITI “TRATTATIVA STATO MAFIA”
Gaspare Mutolo tira in ballo anche Giuseppe Graviano, il quale dal carcere «lancia segnali con le sue dichiarazioni nel processo di Reggio Calabria. Prima non sarebbe stato immaginabile». Il pentito, intervenuto ai microfoni dell’AdnKronos dalla località segreta in cui vive, è convinto che faccia tutto parte della stessa strategia. «La trattativa tra Stato e mafia non è mai finita. Vedrete». Dopo aver definito «una vergogna» la vicenda delle scarcerazioni dei boss mafiosi, ha attaccato lo Stato italiano: «Ha perso, ma non adesso. Ha perso tempo fa, quando ha avviato la trattativa con Cosa nostra che continua tuttora», ha spiegato l’ex picciotto di Cosa nostra che ha 22 omicidi sulle sue spalle. Come Mutolo, parla anche Pasquale De Filippo, ex killer di Cosa nostra, anche lui collaboratore di giustizia. «I boss di Palermo hanno di sicuro festeggiato per quelle scarcerazioni. So come ragionano, sono stato anche io un mafioso. Hanno festeggiato per la disorganizzazione dell’antimafia». Ha anche appreso della scarcerazione di Nino Sacco, una notizia che lo turba particolarmente.
«Adesso, ho paura. Perché io ho raccontato tanti segreti di quel capomafia, ho svelato che era uno dei fidati di Leoluca Bagarella, il cognato di Salvatore Riina», ha dichiarato Pasquale Di Filippo a Repubblica. Il pentito ha spiegato che Nino Sacco è molto legato ai Corleonesi, i quali lo hanno condannato a morte. Repubblica riporta anche un tam tam che circola dentro le cosche. «Bisogna evitare altro clamore». L’obiettivo è non far trapelare le notizie di nuove scarcerazioni per evitare attenzioni.