Prosegue il dialogo tra Putin e Biden cominciato lo scorso giugno a Ginevra, un dialogo sembra fortemente spinto da Putin che il 30 dicembre ha parlato al telefono per 50 minuti con Biden. Se a tema è sempre la questione ucraina con la paura di una invasione russa, è anche vero, come ci ha detto Andrew Spannausgiornalista e opinionista americano, fondatore di Transatlantico.info, che “dall’incontro di Ginevra è cominciata un’attiva collaborazione tra Russia e Stati Uniti per quanto riguarda gli armamenti nucleari e la cybersicurezza, che vede lavorare insieme gruppi di intelligence dei due paesi e a proposito delle zone calde internazionali, come Nord Corea e Iran”.



Resta la questione ucraina: Biden, dice ancora Spannaus, “non ha nessuna intenzione di muovere guerra a Mosca in caso di invasione di un paese che non è neanche membro della Nato, ma è pronto a varare dure sanzioni che colpirebbero fortemente la Russia a livello economico”.

Putin continua fare pressioni per tenere aperto il dialogo con gli Stati Uniti. Perché?



Putin ha bisogno di dialogare, vede gli Usa come il paese guida dell’occidente e per questo parla con Biden. L’obiettivo russo è di evitare che l’Ucraina entri nella Nato, ma anche risolvere le preoccupazioni sull’accerchiamento che vanno avanti da anni ai suoi confini.

Un accerchiamento che esiste, inutile negare che Mosca non abbia le sue buone ragioni. O no?

C’è un dispiegamento di forze Nato nei paesi confinanti e c’è l’aumento delle esercitazioni in zone come il Mar Nero e il Mar Baltico. Questo è quello di cui Putin vuole discutere. Il presidente russo non intende pianificare una guerra di nascosto, non è questo il suo obiettivo.



E poi?

Vuole il dialogo ma al tempo stesso dice che la Russia si deve difendere. Putin tiene le truppe russe in una zona non di confine ma utile per muovere un attacco. In questo modo fa capire che ci sono delle linee rosse da non superare.

Biden dice che si muove da solo, che non può parlare a nome dei singoli paesi della Nato. Lei ha scritto che non siamo esattamente davanti a un esempio di multilateralismo: ci può spiegare cosa intende?

Con la fine dell’era Trump e l’arrivo di Biden c’erano grandi speranze nell’avvio di una nuova fase di rapporti diplomatici multilaterali. La diplomazia c’è, Biden punta molto sul dialogo con Putin e anche con Xi Jinping. Tuttavia non agisce con un approccio e un metodo totalmente paritetico. Gli Usa come superpotenza attuano iniziative che le sono peculiari e per questo non intendono aspettare il permesso altrui. In ogni caso Biden si muove coinvolgendo diversi paesi, lo abbiamo visto durante la visita europea in cui ha incontrato anche Mario Draghi. In questi giorni, prima della telefonata con Putin, ha parlato con Regno Unito, Germania e Francia. Biden vuole un fronte unito occidentale ma questo non si traduce in un multilateralismo automatico. Gli Usa, in altri termini, ribadiscono il loro primato.

Biden sembra disponibile su alcuni dei punti proposti dalla Russia per un trattato di pace – lei cita ad esempio lo stop ai dispiegamenti militari nelle zone vicine al confine e il controllo degli armamenti, in particolare per i missili nucleari a raggio corto e medio –. Però insiste sulle sanzioni, cosa che irrita Putin. Le sanzioni sono quindi l’unica arma reale a disposizione?

Sicuramente non c’è un’opzione militare. C’è chi vorrebbe sostenere l’Ucraina più direttamente, ma Biden lo esclude in modo assoluto. Non si farà una guerra con la Russia per difendere l’Ucraina che come ha detto Biden non fa neanche parte della Nato. Però le sanzioni di cui parla sono diverse da quello che colpiscono alcuni personaggi. Si parla di escludere la Russia dal sistema Swift (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications, un sistema di messaggistica utilizzato dalle istituzioni finanziarie a livello internazionale ma anche per transazioni di sicurezza e operazioni di tesoreria, ndr). Questo sarebbe decisamente pesante e Putin reagisce dicendo che così facendo gli Usa rovinerebbero tutto.

Quindi?

Biden deve mostrarsi fermo promettendo conseguenze se la Russia facesse qualcosa di inaccettabile, però è chiaro che deve trovare un’intesa e questo non è facile.

Qual è il motivo di tale difficoltà?

Biden preferirebbe dare garanzie informali dietro le quinte, ma questo gli americani lo fecero già nel 1990 promettendo di non accettare nella Nato paesi dell’ex blocco sovietico. Cosa che invece è stata fatta, e Mosca non si fida più.

Il 10 gennaio è fissato un nuovo appuntamento: cosa può dirci?

Il dialogo è iniziato dopo il vertice di Ginevra a giugno dove si sono intavolate discussioni regolari sul tema degli armamenti, della cybersicurezza e delle zone calde internazionali, questo va avanti da tempo. Questo è un processo senz’altro positivo. Il prossimo incontro permetterà di costruire su questo processo in atto. Putin tenterà di indurre Biden a dare nuove garanzie.

(Paolo Vites)

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