Durante il suo discorso alla nazione Vladimir Putin ha annunciato che la Russia intende sospendere la sua partecipazione al trattato New Start. Una svolta che rischia di aprire una nuova fase, quella della corsa alle armi nucleari. Il trattato, il cui nome completo è New Strategic Arms Reduction Treaty, fu firmato a Praga nel 2010 dagli allora presidenti Barack Obama per gli Stati Uniti e Dmitri Medvedev per la Russia. Entrato in vigore nel 2011, fu prorogato una prima volta, per cinque anni, nel febbraio 2016, poi una seconda nel febbraio 2021. La scadenza attuale è prevista nel 2026.



Tale accordo sostituì i precedenti e il trattato di Mosca del 2022 (Sort), decaduto nel 2012. L’obiettivo del trattato New Start era quello di stabilire un limite per le testate nucleari, che infatti fu fissato a 1.550. Nello specifico, riguardava le testate nucleari montate sui missili balistici intercontinentali (Icbm), sui missili balistici lanciati dai sottomarini (Slbm) e il numero di bombardieri disponibili con una testata ciascuno. Di fatto, era una diminuzione del 74% rispetto all’accordo Start 1 e del 30% rispetto al trattato di Mosca.



COSA PREVEDE TRATTATO NEW START: VETTORI E CONTROLLI

Per quanto riguarda i vettori, il trattato New Start fissa il limite a 700 tenendo conto dei missili Icbm e Slbm e i bombardieri che sganciano ordigni nucleari. In questo caso si può parlare di dimezzamento rispetto al trattato Start 1. Considerando i missili non puntati, il limite fu portato a 800. Ma secondo gli Stati Uniti, l’accordo non stabilì i limiti sui programmi di difesa anti-missile, interpretazione che però non è mai stata condivisa dalla Russia. C’è poi il capitolo verifiche. L’intesa prevede ispezioni dirette, ma anche uno scambio di dati e di informazioni, oltre a notifiche riguardanti armi strategiche, siti elencati nel documento e metodi per facilitare tali verifiche. Il trattato New Start è caratterizzato da tre documenti: testo di base, protocollo con un elenco dei diritti e obblighi associati al documento e gli allegati tecnici che approfondiscono i dettagli. Tutti questi tre documenti sono stati poi ratificati dai rispettivi parlamenti. Infine, si precisa che tale accordo prevede una clausola di ritiro.

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