La Federazione Russa sospende unilateralmente il Trattato Start, ha detto martedì nel suo discorso alla nazione Vladimir Putin. La decisione del presidente russo si spiega con la volontà di non sottostare alla “ipocrisia” (cit.) della Nato di fatto a guida strategica americana. La Nato – questo il concetto espresso da Putin – non può voler effettuare le ispezioni degli arsenali atomici russi previste da Start ed essere parte belligerante nel conflitto in Ucraina.



L’acronimo Start significa Strategic Arms Reduction Treaty e fa riferimento ad una riduzione delle armi nucleari strategiche a raggio d’azione intercontinentale concordata tra Stati Uniti e Federazione Russa. Sotto l’ombrello Start sono stati firmati vari accordi, che vanno dal primo Start, siglato il 31 luglio 1991 dall’allora Unione Sovietica, al New Start, firmato l’8 aprile 2010 da Obama e Medvedev.



La sospensione a un carattere temporaneo, spiega al Sussidiario Enzo Cannizzaro, ordinario di diritto internazionale nell’Università La Sapienza di Roma. Proprio per questo occorre ritenere che la Russia, più che incrementare il proprio arsenale nucleare, cosa che richiederebbe nuovi costosi investimenti, intenda fare pressione sugli Usa per allentare il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina. Di fatto, il canale di comunicazione Start si interrompe e questo rende gli sviluppi potenzialmente più pericolosi.

Che cosa sono i trattati Start? Possono essere considerati in modo unitario?

I trattati Start costituiscono un complesso di accordi, formato dall’accordo principale e da una serie di protocolli aggiuntivi. Essi hanno il fine di porre limiti agli armamenti nucleare strategici, stabilendo non solo procedure di censimento di tali armamenti e di sostituzione in caso di obsolescenza, ma anche – cosa molto rilevante – di verifica e ispezione sul rispetto dei limiti posti. Tali accordi contengono inoltre delle regole tese a rafforzare la fiducia fra le parti e prospettano un futuro nel quale tali verifiche potrebbero essere svolte ad opera di organi internazionali, con chiaro riferimento alle Nazioni Unite. Questa ultima previsione, evidentemente, non sembra capace di realizzarsi in tempi brevi. L’insieme costituito dall’accordo principale e dai protocolli aggiuntivi costituisce indubbiamente un sistema unitario.



Tuttavia nel tempo si sono susseguiti vari accordi Start: in che relazione stanno tra loro?

Hanno provveduto ad abrogare in tutto o in parte quelli precedenti. Ad esempio, l’art. XIV, par. 4, dell’accordo del 2010 ha abrogato quello del 2002.

Hanno prodotto un mondo più sicuro o sono piuttosto l’espressione di un mondo divenuto più sicuro dopo la fine dell’Urss?

Un trattato sulla riduzione e sulla limitazione di armi nucleari contribuisce indubbiamente ad accrescere la percezione di sicurezza. Si è indotti naturalmente a pensare che meno armi nucleari ci sono, e più il mondo sia sicuro. Tuttavia, questa percezione di maggior sicurezza non è del tutto giustificata.

Perché?

Perché il numero delle armi nucleari consentite dall’accordo Start e le capacità letali di tali armi potrebbero, se impiegate, distruggere n volte la vita sulla terra.

Tornando agli effetti politici?

L’effetto politico di questi trattati è duplice. Da un lato essi interrompono la corsa agli armamenti nucleari strategici, e liberano risorse preziose per fini civili. In secondo luogo contribuiscono a creare, attraverso il regime delle ispezioni e verificazioni, un canale di comunicazione fra le parti e quindi un clima di mutua fiducia che contribuisce notevolmente alla sicurezza mondiale.

Si può dire che fino alla crisi e allo scoppio della guerra in Ucraina hanno funzionato?

La circostanza che i trattati Start sono stati negoziati e conclusi sembra evidenziare la consapevolezza delle due superpotenze che un conflitto nucleare, per natura difficilmente controllabile, non avrebbe vincitori né vinti e produrrebbe la distruzione di entrambi i contendenti e verosimilmente dell’intera umanità. È quella che viene chiamata la mutual assured destruction. In questo senso, tornando alla sua domanda, si può dire che i trattati sulle limitazioni degli armamenti sono l’espressione di un mondo più sicuro.

Nel suo discorso alla nazione Putin ha dichiarato che la Federazione Russa non esce da Start ma sospende la sua partecipazione. Che cosa significa?

Il Trattato Start contiene una clausola di denuncia secondo la quale ciascuna parte può liberamente estinguere il trattato a causa di “eventi straordinari” connessi alla materia degli armamenti strategici. È evidente la difficoltà di sindacare obiettivamente la straordinarietà di questi eventi. Al contrario, il Trattato Start non contiene alcuna clausola di sospensione. Si potrebbe ritenere che essa sia implicita nella clausola di denuncia, dato che la sospensione è una misura che produce i medesimi effetti della denuncia, ma non definitivamente. Inoltre uno Stato, al fine di sospendere il trattato, potrebbe invocare l’inadempimento dell’altra parte, secondo il diritto dei trattati.

Cosa si può desumere dal contesto e da quel che riporta la stampa internazionale?

Sembra proprio che la Russia concepisca la sospensione come una misura di reazione al sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina. Una dichiarazione del ministro degli Esteri russo indica, inoltre, che la sospensione è reversibile; ma questo è proprio nella natura della sospensione, che si distingue dalla estinzione per il proprio carattere temporaneo. Proprio la reversibilità della misura la assimila a una forma di pressione al fine di far cessare il sostegno all’Ucraina.

Fin dall’agosto 2022 l’amministrazione Usa ha invitato Mosca a sostituire Start 3 con un sistema più efficace di controllo degli armamenti nucleari. Il 30 novembre le autorità russe hanno dichiarato che non intendevano discutere Start con gli Stati Uniti perché forniscono armi a Kiev. Il 3 febbraio 2023 la Nato ha detto che la Russia, negando le ispezioni Start, non adempie ai suoi obblighi. Come va interpretata alla luce di questi fatti la decisione di Putin?

Da tempo gli Stati Uniti lamentano la mancata collaborazione delle autorità russe alle ispezioni richieste al fine di verificare l’adempimento dell’accordo. La misura di sospensione potrebbe quindi costituire una conferma della volontà russa di utilizzare il Trattato Start come leva per attenuare il sostegno statunitense e, in generale, degli Stati occidentali a favore dell’Ucraina. Da un lato, è normale che in tempi di asperrimo confronto fra i due Stati, ogni forma di cooperazione venga meno. Tuttavia, aprire un confronto su un trattato che, nel suo insieme, garantisce un controllo sugli armamenti nucleari più sofisticati e letali è un gioco molto pericoloso.

Quali effetti produrrà la sospensione unilaterale della Russia?

Credo che, per il momento, siamo solo alle schermaglie iniziali. Nel sospendere l’efficacia del trattato, senza però denunciarlo, la Russia sembra voler mostrare all’Occidente che fa sul serio. Ma fare sul serio in tema di armi nucleari è un gioco, torno a dire, molto rischioso. Non credo, tuttavia, che questa misura di sospensione preluda a un riarmo.

Per quale motivo?

È difficile ritenere che la Russia abbia le risorse per incrementare il proprio apparato di missili intercontinentali. Per certi versi si ripeterebbe una storia già vista. Molti storici ritengono che il crollo dell’Unione Sovietica sia stato dovuto alla spesa militare necessaria al fine di tener testa agli Stati Uniti. La sottrazione di ingenti risorse a fini civili avrebbe, in questa ricostruzione, logorato l’economia sovietica fino al punto di rottura.

È una tesi convincente?

Non ho conoscenze sufficienti per confermare questa ipotesi storica. Ma è facile ritenere che in questo momento una nuova corsa agli armamenti strategici indebolirebbe la Russia ben più di quanto non possa indebolire gli Stati Uniti. D’altra parte, occorre considerare che gli armamenti già in possesso della Russia sono sufficienti a produrre un olocausto nucleare. E ambedue le superpotenze devono esserne consapevoli.

(Federico Ferraù)

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