Marco Travaglio non fa sconti al governo Draghi. Il direttore de Il Fatto Quotidiano ha stroncato la squadra del primo ministro nel corso di Otto e mezzo: «Sembra il bar di Guerre stellari, non un governo. Era stato presentato come il governo dei migliori, i migliori sono 22 ministri e 39 sottosegretari. Sono curioso di vederli questi migliori. Mi sarebbe piaciuto scoprire dove li prendevano, perché abbiamo una classe dirigente tecnica-politica che ha fatto fallire l’Italia e che nel 2018 è stata bocciata. E infatti questo è il governo dei peggiori presieduto dal migliore».



Marco Travaglio ha poi rimarcato: «Io devo ancora capire se Franco è meglio di Gualtieri, se il ministro dell’Ambiente è meglio del generale Costa, se Giorgetti è meglio di Patuanelli… E’ tutta da scoprire sia nella parte dei tecnici che nella parte dei partiti, che ha di molto peggiorato la qualità rispetto a prima. Ora c’è l’avvocato di Berlusconi come sottosegretario di Berlusconi».



TRAVAGLIO: “SE M5S LIBERALE E MODERATO, MUORE”

Marco Travaglio è poi tornato sulle ultime dichiarazioni di Luigi Di Maio, che ha parlato di svolta liberale e moderata per il M5s: «Credo che non sia una notizia, ma credo che sia una mancanza di cultura politica e quindi di terminologia politica. Credo di aver capito cosa volesse dire Di Maio e lo ha detto malissimo. Voleva dire che il M5s non è fatto di irresponsabili, solo che definirsi liberali e moderati in un Paese dove tutti si definiscono così, significa condannarsi all’irrilevanza».

Marco Travaglio ha poi aggiunto sul Movimento 5 Stelle: «Non li votano neanche i parenti stretti i 5 Stelle se fanno i liberali e moderati, il M5s è un movimento che ha una ragione di esistere nel radicalismo legalitario ambientalista e sociale. Se non sono radicali e intransigenti, muoiono: non hanno ragione di esistere. Naturalmente non è necessario salire sul Colosseo, tirarsi giù i pantaloni e mettersi ad urlare per essere intransigenti e radicali: i modi sono quelli giusti, probabilmente Di Maio pensava a preparare la strada a una leadership di Conte. Ma Conte non è affatto un liberale e moderato: usa toni moderati ma ha i suoi radicalismi. Ha sbattuto fuori da Palazzo Chigi Armando Siri perché era indagato per corruzione, ha buttato fuori la famiglia Benetton da Autostrade».