Beppe Grillo non ha sbagliato nel difendere il figlio ma nell’attaccare la presunta vittima dello stupro. Questa la tesi di Marco Travaglio, intervenuto in merito alla vicenda del video pubblicato dal garante del MoVimento 5 Stelle in cui difende il figlio Ciro dalle accuse di stupro. «Da padre di un ragazzo e di una ragazza, ho vissuto per anni nell’incubo che potesse accadere loro qualcosa in una serata alcolica. Quindi sì, un po’ mi sono immedesimato», scrive il direttore del Fatto Quotidiano nel suo fondo. Così, dunque, spiega il motivo per il quale non aveva ancora commentato la vicenda. «Ora però molti lettori mi chiedono che ne penso. Grillo non ha sbagliato a difendere suo figlio. E fanno ribrezzo quanti, col ditino alzato, deplorano la sua rabbia: vorrei vedere loro, al suo posto», prosegue il giornalista. Gli errori commessi da Beppe Grillo sono altri: «Primo, far intendere che la consensualità del rapporto sessuale sia dimostrata dal ritardo di 8 giorni con cui la ragazza ha sporto denuncia: a volte possono passare anche mesi, e giustamente la nuova legge del ‘Codice rosso’ (firmata dal ‘suo’ ministro Bonafede e dalla Bongiorno) ha raddoppiato i tempi per le querele da 6 mesi a 1 anno».



“DEMENZIALE INFILARE POLITICA NEL CASO”

L’altro errore commesso da Beppe Grillo è non aver espresso una sola parola di vicinanza nei confronti della presunta vittima. A tal proposito aggiunge: «Se ha denunciato, si sente vittima. Potrebbe esserlo, come pure non esserlo: alcune denunce di stupro si rivelano fon date e altre infondate». Riguardo ciò, evidenzia che sarà il gup a decidere se Ciro Grillo e i tre amici devono essere processati e, in tal caso, se c’è stato stupro o meno. «Invece tutti parlano come se lo stupro fosse già certo, senza non dico una sentenza, ma neppure un rinvio a giudizio». La deduzione per Marco Travaglio è legata al fatto che «Grillo ha fondato il M5S e il M5S è ‘giustizialista’». Quindi il direttore del Fatto Quotidiano attacca: «Sono gli stessi che ai loro compari applicano la presunzione di non colpevolezza anche dopo la condanna in Cassazione (tipo B. e Craxi) ed esultano per i vitalizi a Formigoni&C». Dunque, l’intera vicenda non deve diventare politica. «Infilare la politica in un processo per stupro è quanto di più demenziale, anche perché Ciro Grillo non fa politica».



“GRILLO? DOMANDA LEGITTIMA”

A farla è il padre, che Marco Travaglio difende: «Non risulta aver mai detto che si è colpevoli prima della sentenza (al V-Day elencava i parlamentari condannati in via definitiva). Chi paragona il suo video agli attacchi di B. o di altri impuniti alla magistratura non sa quel che dice». Quindi, il giornalista ha continuato la difesa di Beppe Grillo: «Non ha detto che la Procura di Tempio Pausania è un cancro da estirpare o un covo di toghe antigrilline, né ha incaricato il suo avvocato (che fra l’altro non sta in Parlamento) di depenalizzare lo stupro di gruppo». Quella che il padre di Ciro Grillo ha posto è per Travaglio «una domanda legittima», cioè perché i ragazzi sono a piede libero da due anni. «E si è dato una spiegazione alla luce del filmato di quella notte che uno dei quattro ha sul cellulare: secondo Grillo e la moglie, insieme a successivi scambi di messaggi fra la presunta stuprata e i presunti stupratori, dimostrerebbe la consensualità». Quindi, ha concluso che gli indagati hanno il diritto di difendersi, così pure i loro genitori.

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