Marco Travaglio non fa sconti al M5s. Il direttore de Il Fatto Quotidiano ha criticato aspramente la gestione dei vertici grillini, mettendo in rilievo gli errori commessi nei giorni della formazione del governo Draghi: «Basta vedere quanti ministeri avevano nel governo precedente e che peso avevano rispetto ai ministeri che hanno conservato. Oggi non contano più niente, neanche essendo il partito di maggioranza relativa. Sono esplosi per la scelta che hanno fatto di entrare nel governo e che molti di loro non hanno condiviso».



Marco Travaglio ha poi commentato il discorso di Mario Draghi alle Camere: «Sostanzialmente il discorso di Draghi era una dichiarazione di elogio del governo Conte II e per l’altra metà era praticamente uguale, salvo qualche parola cambiata, rispetto al discorso che fece Conte nel settembre del 2019, presentando alle Camere il suo secondo governo. Cresce il mistero sul giallo di questo premiericidio senza movente».



TRAVAGLIO: “GRILLO SI E’ FATTO FREGARE DA GRILLO”

«Non è giusto espellere i dissidenti per una semplice ragione: non si può chiedere ai parlamentari di violentare la loro coscienza e di votare a favore di un governo con Berlusconi, il pregiudicato, quello che Grillo chiamava lo “psiconano”, e che loro avevano giurato di non incrociare nella loro esperienza politica. Quello sì è un tradimento agli elettori», ha proseguito Marco Travaglio, che ha poi parlato così di Beppe Grillo: «Grillo per invogliare gli iscritti a votare sì al governo Draghi gli ha promesso un superministero della transizione ecologica e ambientale che fosse diretto da loro e che inglobasse il ministero dello Sviluppo Economico e del Mise. Invece lo hanno dato a un renziano, il Mise è sopravvissuto e lo hanno dato a Giorgetti. E avevano garantito che avrebbero difeso le proprie battaglie, ma come fanno se hanno perso tutti ministeri?». E il giudizio sul fondatore del M5s è tranchant: «Grillo si è fatto fregare da Draghi, io giudico dai risultati. Il partito di maggioranza relativa non può avere lo stesso numero di ministri del Pd che ha preso la metà dei suoi seggi e dei suoi voti».