Dopo l’attacco rivolto nelle scorse ore da Paolo Mieli a Marco Travaglio e a “Il Fatto Quotidiano”, è arrivata la pronta replica del direttore della testata giornalistica, pubblicata all’interno del suo editoriale di oggi, domenica 21 febbraio 2021, intitolato non a caso “Luna di Mieli”. Uno scritto contenente una risposta decisa a quanto asserito ieri dal giornalista, che, come scrive lo stesso Travaglio, “non è uno dei tanti cazzari della cosiddetta informazione, se lo fosse non meriterebbe una riga di replica. Ma siccome non dice mai nulla per niente, i suoi apparenti deliri a Radio24-Confindustria vanno segnalati e decrittati”.
Riprendendo le frasi pronunciate da Mieli a Radio 24 (“La ribellione di un nutrito gruppo di 5 Stelle e l’appoggio evidente de Il Fatto Quotidiano sono campane che mandano un suono distinto e che si sente bene. Chi vivrà vedrà. Di sicuro, dalle parti della magistratura militante, sta ribollendo qualcosa“), Travaglio lancia una prima frecciata al collega: “Per strano che possa sembrargli, la linea del Fatto la decide il Fatto, non i dissidenti M5S né i pm militanti. Ed è la stessa da sempre: no a governi-ammucchiata usciti dal cilindro del Colle all’insaputa degli elettori e guidati da tecnici-salvatori della patria; fuori dalle istituzioni il partito del pregiudicato-prescritto-imputato finanziatore della mafia”.
TRAVAGLIO RISPONDE A MIELI: “IO CAPO DEI PM MILITANTI? AFFASCINANTE, MA NO”
Nel suo editoriale, Marco Travaglio afferma anche che “quanto alle inchieste che han messo nei guai premier o ministri, esse nascevano da notizie di reato. Non certo dalla prava volontà di pm militanti (più o meno) di compiacere il Fatto o colpire chi riforma la giustizia (peraltro riformata 120 volte in 27 anni). L’idea che il sottoscritto sia il capo dei pm militanti (più o meno) è affascinante. Ma purtroppo il primo premier della Seconda Repubblica nei guai con la giustizia fu B., col famoso invito a comparire per corruzione (23.11.1994). E la notizia non fu anticipata né dal Fatto (ancora in grembo a Giove), né dal sottoscritto, ma dal Corriere, diretto indovinate da chi? Da Mieli, of course”. La conclusione di Marco Travaglio è, dunque, una soltanto: se Mieli teme che sia indagato qualche ministro di Draghi, “non ha che da invitarli tutti a rispettare il Codice penale o a riesumare il Lodo Alfano per metterli al riparo dalla giustizia. Se invece sa qualcosa di indagini già aperte e tenta di screditarle o bloccarle preventivamente, lo dica e lasci perdere il Fatto. Questi giochetti, con noi, non attaccano”.
Travaglio replica a Mieli/ “Fatto Quotidiano contrario a Governi-ammucchiata”