Dopo il durissimo editoriale di ieri, Marco Travaglio è tornato a parlare della situazione in casa Movimento 5 Stelle ai microfoni di otto e mezzo. Ecco le parole del direttore de Il Fatto Quotidiano: «C’è un atto uno scontro drammatico, è uno scontro vero. Grillo è venuto a Roma per offenderlo e sfregiarlo, per aizzargli i gruppi parlamentari contro, legittimo se non fosse stato lui a chiamarlo per rifondare il Movimento e riscrivergli lo Statuto».
«Se Conte dice no, il M5s non trova un altro capo politico», ha aggiunto Marco Travaglio, che non crede nell’ipotesi di un ritorno di Di Maio: «Di Maio è così cretino da andare a fare il burattino di grillo un’altra volta? Ha avuto Grillo appeso alle palle per 3 anni, ed è diventato pazzo. E’ scappato nel gennaio dell’anno scorso quando si è dimesso, era un uomo distrutto. Non ce la fila a fare il leader in un Movimento 5 Stelle in quelle condizioni». (Aggiornamento di MB)
MARCO TRAVAGLIO SUL CAOS NEL M5S
La guerra interna nel Movimento 5 Stelle prosegue senza sosta, Marco Travaglio si schiera dalla parte di Giuseppe Conte. L’ex premier sta valutando l’addio al M5s dopo lo scontro con Beppe Grillo e il direttore de Il Fatto Quotidiano, storicamente vicino al Movimento, ha messo nel mirino il comico genovese…
Marco Travaglio ha ironizzato sullo “stupore” di Grillo a proposito dello Statuto stilato da Conte, diverso da quello attuale, sottolineando: «Solo un visionario, infatti, poteva notare che affidando a Conte il compito di guidare e rifondare i 5Stelle, lo statuto dei 5Stelle sarebbe stato diverso da quelli dei 5Stelle guidati da Grillo e da Di Maio. Se fosse stato ancor più visionario, Grillo l’avrebbe previsto già il 28 febbraio, quando convocò Conte e gli altri big per chiedere al primo di fare il capo politico e di riscrivere lo statuto».
CAOS M5S, TRAVAGLIO STRONCA GRILLO
Dopo aver riservato una stilettata a Grillo per aver dato il via libera all’ingresso del M5s nel governo Draghi, Marco Travaglio ha rimarcato che Conte non ha bisogno del garante. Ma non solo: quest’ultimo non può pretendere di decidere al posto dell’ex premier la linea politica, la segreteria e la comunicazione. «L’’affermazione “non sono un coglione”, detta dall’interessato, vale quel che vale. Ma qualunque capo politico accettasse di farsi dettare la linea politica, la segreteria e la comunicazione da un altro non sarebbe un capo politico: sarebbe un coglione», l’affondo del giornalista. E secondo Marco Travaglio ci sono due strade per il M5s: la prima è la votazione di eletti e iscritti sulla nuova piattaforma per decidere chi fa il capo «e chi fa il coglione»; la seconda vede Conte, “grillizzato” per un giorno, mandare tutti a quel Paese e tornare a fare l’avvocato e il professore, «riconsegnando i 5Stelle a Grillo: è lui che li ha fondati, è giusto che sia lui ad affondarli».