La Chiesa ha tre nuovi “venerabili” tutti italiani, fra cui anche una mamma di soli 26 anni. La venerabilità, come ricorda il sito dell’Avvenire, rappresenta un passo importante sulla via della beatificazione, e nel dettaglio riguarda il sacerdote Placido Cortese al secolo Nicolò, nato il 7 marzo del 1907 a Cherso, oggi in Croazia, e morto a Trieste nel ’44, quindi Maria Cristina Cella Mocellin, nata il 18 agosto del 1969 a Cinisello Balsamo, provincia di Milano, e morta a Vicenza il 22 ottobre del 1995, e infine, Enrica Beltrame Quattrocchi, nata nel 1914 a Roma e morta nella capitale il 16 giugno del 2012. Sorprende dei tre venerabili in particolare la storia di Maria Cristina Cella Mocellin, una giovane mamma che l’Avvenire, ma anche la Chiesa, definisce “eroica”.



A 18 anni aveva scoperto di avere un tumore, un sarcoma alla gamba sinistra, ma le dure cure e le terapie “pesanti”, non la distolsero dal suo obiettivo principale, quello di raggiungere la maturità al liceo e nel contempo di sposarsi con il suo fidanzato Carlo nel 1991. La coppia riuscì in seguito ad avere anche due splendidi bambini, ma appena Maria Cristina scoprì di essere incinta del terzo figlio il tumore tornò a fare capolinea. Maria decise comunque di portare avanti la gravidanza, una decisione molto rischiosa per la sua salute: morirà all’età di 26 anni.



TRE NUOVI VENERABILI PER LA CHIESA: LA STORIA DI ENRICHETTA QUATTROCCHI E PADRE CORTESE

Per quanto riguarda invece gli altri venerabili, Enrichetta Beltrame Quattrocchi “Si dedicò a un’incessante attività di volontariato, cattolico e laicale”, sottolinea il postulatore padre Massimiliano Noviello. Questi aggiunge: “A partire dal 1936, accompagnò in numerosi viaggi i treni di ammalati dell’Unitalsi diretti a Lourdes e a Loreto. Dal 1938, entrò a far parte delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, presiedendo un gruppo di ‘damine’ che prestava assistenza nelle zone di Trastevere e della Montagnola, allora molto degradate. Nel pieno del secondo conflitto mondiale, Enrichetta ed il suo gruppo contribuiscono alla rischiosa attività di soccorso ai fratelli ebrei, ai perseguitati politici, ai soldati, ai rifugiati, cui si prestava, in contatto con il monastero di Subiaco, l’intera famiglia Beltrame Quattrocchi. Seguendo l’esempio materno e insieme con lei, dal 1939 presta assistenza come volontaria presso la Croce Rossa, diplomandosi infermiera nel 1940″.



Infine padre Cortese, venerabile perchè assistette durante la seconda guerra mondiale i croati e gli sloveni rinchiusi nei campi di concentramento italiani, ed in particolare a Chiesanuova, nei pressi di Padova. Fu inoltre fondamentale nel far fuggire ex prigionieri alleati e i perseguitati dai nazisti, ebrei compresi. Proprio per questo fu ucciso dalle SS l’8 ottobre del 1944, nei pressi della basilica di Sant’Antonio di Trieste.