Solamente ieri il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha pubblicato un nuovo documento di studio – chiamato ‘Il Vescovo di Roma. Primato e Sinodalità nei dialoghi ecumenici e nelle risposte all’Enciclica Ut unum sint‘ e che sintetizzeremo come ‘Documento sul primato pretino’ – sul quale oggi sulle pagine di Avvenire ha ragionato Bruno Forte, l’Arcivescovo di Chieti-Vasto con un’analisi che ha messo in luce tre degli aspetti più importanti emersi nel documento. Lo scopo – ricorda l’Arcivescovo – è quello di portare avanti la missione di “San Giovanni Paolo II a trovare, ‘evidentemente insieme’, le forme in cui il ministero del Vescovo di Roma ‘possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri‘” e il cui punto sicuramente più sorprendente, sottolinea l’Arcivescovo Bruno Forte, sono le “numerose risposte a questo invito, così come le riflessioni e i suggerimenti provenienti da vari dialoghi teologici ecumenici”.



Risposte contenute nel Documento sul primato pretino e che dimostrano – innanzitutto – “il grande impegno e l’onestà” delle tante “Chiese e Comunità cristiane” che hanno colto al volo l’invito del Papa ad “aiutarlo a disegnare una forma di esercizio (..) di unità”; ma anche il contributo unico “al cammino – spiega ancora l’Arcivescovo Bruno Forte – verso l’unità voluta da Cristo” delle stesse Comunità e Chiese.



L’Arcivescovo Bruno Forte: “Il vescovo di Roma può e deve essere ministero universale di unità della Chiesa”

Scendendo nel dettaglio della sua analisi sul Documento sul primato pretino, l’Arcivescovo Bruno Forte parte dal sottolineare come emerga chiaramente che “il primato del Vescovo di Roma al servizio della comunione di tutte le Chiese [è] questione di assoluta rilevanza per tutti i cristiani”, una vera e propria espressione “di un bisogno e di una domanda, che oramai tutte le confessioni cristiane riconoscono ineludibili”. Il punto, infatti – secondo l’Arcivescovo Bruno Forte – è che seppur “la sfida della globalizzazione [sia] alla base di questa nuova esigenza di un’unità universale dei discepoli di Cristo”, non si può non notare nel Documento sul primato pretino una positiva “maturazione della coscienza ecumenica in tanti gruppi e in moltissimi cuori”.



Allacciandosi alle citate nuove sfide moderne, l’Arcivescovo passa subito al secondo punto rilevante del Documento che dimostra – ancora una volta – “netta e urgente la chiamata dell’unico Signore Gesù a porsi insieme al servizio dell’annuncio del Vangelo” perché “tradurre la fede in vita e irradiarne la forza e la bellezza è compito – continua l’Arcivescovo Bruno Forte – [che] esige una comune confessione che si faccia testimonianza e servizio animato dalla carità di Cristo”. Non a caso, nello stesso Documento sul primato pretino si riporta chiaramente che “il dialogo sulla dottrina potrebbe adeguarsi teologicamente al dialogo della vita che si sviluppa nelle relazioni locali e quotidiane delle nostre Chiese” da intendere come “un vero e proprio luogo teologico”.

Torniamo di nuovo all’Arcivescovo Bruno Forte che (passando subito all’ultimo dei tre punti su cui ha incentrato la sua analisi) pone i riflettori sull’annunciate necessità di riscoprire “lo spirito del Concilio Vaticano II a una Chiesa che fa sue – citando il documento Gaudium et Spes – ‘le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi'”, rispetto – e qui torna a citare il Documento sul primato pretino – a quella divisione sempre più evidente nelle Chiese e nelle Comunità. Cresce, insomma, secondo l’Arcivescovo Bruno Forte “l’urgenza di una nuova comunione, promossa e sostenuta da un ministero universale di unità, quale è quello che il vescovo di Roma sempre più potrebbe offrire a tutti i discepoli. La sfida ecumenica non può essere privilegio di pochi – conclude – ma è vocazione e impegno per tutti”.