Il Cremlino ha annunciato ieri il raggiungimento di un accordo sul cessate il fuoco all’acciaieria Azovstal di Mariupol. Il presidente Zelensky aveva già detto nella notte precedente che erano in corso “trattative molto difficili”. Quello che si sa è che è stata concessa l’uscita di 51 tra i militari ucraini in condizioni più gravi, anche se i feriti nel complesso sarebbero qualche centinaio, ma certamente dopo oltre due mesi di combattimento all’ultimo sangue è un segnale importante.
Secondo fonti locali, i feriti saranno portati prima in ospedale e poi in prigione dalle truppe dei separatisti del Donetsk. Per quanto riguarda invece i soldati ancora in grado di combattere, nessuna novità: il vice comandante del battaglione Azov ha infatti detto che continueranno a combattere fino all’ultimo uomo.
“L’acciaieria è ormai diventata un simbolo per entrambe le parti” ci ha detto il generale Giorgio Battisti, già comandante del corpo d’armata di Reazione rapida della Nato in Italia e capo di stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan “che prevarica ogni significato tattico. Siamo ormai alla fine di questa battaglia, gli ucraini stanno per finire le munizioni”.
Qualcosa finalmente si è mosso all’acciaieria Azovstal. Che tipo di segnale è la concessione di portare in ospedale i miliziani feriti, dopo combattimenti senza sosta?
Concessioni a carattere umanitario avvengono abbastanza regolarmente quando lo scontro è fra eserciti regolari. Possono essere commessi crimini come quello di Bucha di cui vengono accusati i soldati russi, ma ogni esercito ha una deontologia professionale secondo la quale c’è quasi sempre rispetto dell’avversario ferito. Questa concessione serve a dimostrare la buona volontà dei russi, ma va detto che è anche una concessione dettata dalla forte attenzione mediatica internazionale.
Cioè?
Abbiamo visto come alcune mogli dei miliziani del battaglione Azov siano state ricevute dal Papa, che addirittura Erdogan si è mosso garantendo la disponibilità di una nave per portare in salvo i feriti, c’è stata poi la pressione di altri enti internazionali. I russi vogliono dimostrare buona volontà, ma il fatto di farli uscire non cambia niente.
Intende che i combattimenti proseguiranno fino alla resa o alla morte degli ucraini?
Il vicecomandante del battaglione Azov in un’intervista ha detto esplicitamente di avere a disposizione munizioni al massimo per due settimane ancora. Certamente è stato ingenuo a dire una cosa del genere, a meno che non sia un’informazione non veritiera. Avere comunque munizioni e armi ancora per due settimane, dopo quasi tre mesi di combattimenti, vuol dire che erano ben organizzati, ma se le cose stanno così i russi possono aspettare che rimangano senza munizioni e prenderli tutti.
Negli ultimi giorni però si è assistito a un rinnovato accanimento da parte russa con bombardamenti molto furiosi, sembra siano state usate anche armi al fosforo. I russi vogliono chiudere il conto il prima possibile?
È chiaro che gli ucraini nei sotterranei risentono pochissimo dei bombardamenti. Per quanto riguarda le bombe al fosforo bisogna fare una distinzione. Tutti gli eserciti regolari utilizzano granate al fosforo per creare cortine nebbiogene e nascondere il movimento delle truppe. Questa non è considerata un’arma proibita.
Invece ci sono granate al fosforo proibite dalle convenzioni internazionali?
Sì, pensiamo alla battaglia di Fallujah, combattuta da inglesi e americani nel 2004 contro insorti iracheni in cui effettivamente la città venne bombardata con bombe al fosforo per colpire direttamente gli avversari. Questa è un’azione proibita. Sono granate di artiglieria che quando esplodono emanano il fosforo e se questo si deposita o colpisce una persona non si può spegnere neanche con l’acqua, sono armi di una ferocia e anche crudeltà incredibili. Bisognerebbe capire se queste granate contro l’acciaieria sono state utilizzate per nascondere dei movimenti di truppe russe o finalizzate a colpire gli ucraini.
Non sono comunque bombe perforanti in grado di colpire gli uomini che si trovano sottoterra?
No, assolutamente. L’acciaieria è costruita su cinque piani di cemento armato, servono continui bombardamenti per creare delle crepe. In questo caso si usano bombe termobariche.
Queste sono permesse dalle convenzioni internazionali?
Diciamo che sono in una posizione incerta come strumento bellico.
Possiamo dire che questa battaglia sta in qualche modo per concludersi?
Bisogna aspettare. L’acciaieria è diventata un simbolo per entrambe le parti. Per gli ucraini per dimostrare il valore e l’eroismo dei propri soldati disposti a combattere fino all’ultimo, per i russi che hanno già il controllo di Mariupol è un simbolo da conquistare. È una lotta che prevarica i risultati tattici. Inoltre portarla a termine per i russi significa liberare 10mila soldati da Mariupol per impiegarli altrove nei combattimenti.
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