TREGUA DI NATALE IN UCRAINA: L’APPELLO DI PAPA FRANCESCO CONTRO LA TERZA GUERRA MONDIALE
Non da oggi Papa Francesco richiama le coscienze di Russia e Ucraina – e di tutti i luoghi di guerra nel mondo – per interrompere i combattimenti e condurre negoziati di pace: anche per questo la proposta di una tregua di Natale alla guerra in Ucraina è risuonata nell’ultimo mese come un tentativo imponente della Chiesa Cattolica di porre un freno all’escalation che potrebbe portare il conflitto ad una reale terza guerra mondiale. Gli instancabili appelli per la pace e per potersi “levare” a mediatore come Vaticano tra Kiev e Mosca, finora, sono stati tutti non raccolti a pieno dal Cremlino (e in alcuni casi anche dal Governo Zelensky): in occasione della Natività del Signore, il Papa ha rivolto un ulteriore appello per provare quantomeno ad applicare una tregua di Natale e Capodanno che possa dare respiro alla popolazione ucraina immersa nella devastazione da ormai il 24 febbraio scorso.
«Ora benedico i “Bambinelli”, cioè le statuine di Gesù Bambino che voi, cari bambini e ragazzi, avete portato qui e che poi, tornando a casa, metterete nel presepe. Vi invito a pregare, davanti al presepio, perché il Natale del Signore porti un raggio di pace ai bambini del mondo intero, specialmente a quelli costretti a vivere i giorni terribili e bui della guerra, questa guerra in Ucraina che distrugge tante vite, tante vite, e tanti bambini»: lo ha detto Papa Francesco nell’Angelus dell’11 dicembre scorso, durante la benedizione del Presepe in Piazza San Pietro. Il Santo Padre anche in occasione del recente Atto di Venerazione per l’Immacolata Concezione in Piazza di Spagna, con un pianto che ha commosso il mondo, ha ricordato la necessità di una tregua immediata specie per l’arrivo del Santo Natale: «Vergine Immacolata, avrei voluto oggi portarti il ringraziamento del popolo ucraino, per la pace che da tempo chiediamo al Signore. Devo ancora presentarti la supplica dei bambini, degli anziani, dei padri e delle madri, dei giovani di quella terra martoriata, che soffre tanto. Noi tutti sappiamo che tu sei con loro e con tutti i sofferenti, così come fosti accanto alla croce del tuo Figlio. Madre nostra! Guardando a te, che sei senza peccato, possiamo continuare a credere e sperare che sull’odio vinca l’amore, sulla menzogna vinca la verità, sull’offesa vinca il perdono, sulla guerra vinca la pace. Così sia!».
TREGUA DI NATALE, LA RISPOSTA (FINORA) DELLA RUSSIA
A ridosso del Natale, il Vaticano ha poi fatto sapere che ancora Papa Francesco ha scritto personalmente una lettera ai vari responsabili delle nazioni per richiedere un ulteriore impegno per una Tregua di Natale e Capodanno: «il Santo Padre sta inviando a tutti i Capi di Stato una lettera per invitarli a compiere un gesto di clemenza, un’apertura alla grazia per questo tempo segnato da tensioni, ingiustizie e conflitti». Nella missiva, fa sapere la Santa Sede, Papa Francesco scrive ai leader mondiali: «compiere un gesto di clemenza verso quei nostri fratelli e sorelle privati della libertà che essi ritengano idonei a beneficiare di tale misura, perché questo tempo segnato da tensioni, ingiustizie e conflitti, possa aprirsi alla grazia che viene dal Signore». Avevano fatto sperare le interlocuzioni riprese tra Usa e Russia nelle ultime settimane, così come la possibilità offerta dall’Ucraina di ipotizzare un negoziato di pace senza per forza richiedere il ritiro immediato di tutte le truppe russe dal suolo occupato: non solo, le stesse parole di Putin – «Alla fine, raggiungere un accordo sull’Ucraina è inevitabile» – avevano fatto intravedere una possibilità di tregua a Natale.
Invece dalla Russia, complice anche l’accordo tra Usa e Ucraina per le forniture di missili di difesa Patriot a Kiev (suggellato dalla storica visita di Zelensky alla Casa Bianca, primo viaggio all’estero dall’inizio della guerra per il Presidente ucraino) è giunto un sonoro “niet” alla possibilità concreta di una tregua almeno nei giorni di Natale e della fine anno. «Tregua di Natale? Non abbiamo ricevuto nessuna proposta», lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov rispondendo alle domande della stampa russa circa la possibilità di una tregua di Natale dopo l’appello fatto nei giorni scorsi da Papa Francesco. «L’operazione militare speciale continua», sottolinea ancora Mosca lanciando una dura reprimenda all’Occidente per l’accordo sui missili di difesa Usa, «Il sistema di difesa anti missile Patriot che gli Stati Uniti dovrebbero inviare in Ucraina sarà un obiettivo legittimo delle forze armate russe», conclude Peskov.
CHE COS’È LA “TREGUA DI NATALE” E DOVE NASCE
Tutto perduto dunque? Per il momento pare di sì, l’appello ad una Tregua di Natale che potesse coinvolgere il periodo tra il 25 dicembre (Natale occidentale) e il 7 gennaio (Natale ortodosso) sembra non aver trovato terreno fertile in Russia. Non solo, il Presidente russo Vladimir Putin ha annullato tutti gli impegni istituzionali di fine anno non partecipando nemmeno alla consueta conferenza stampa di Capodanno. Eppure le interlocuzioni sotto la superficie degli appelli di guerra lanciati da Mosca proseguono, non abbandonando del tutto la speranza di una tregua momentanea (o addirittura duratura) qualora vi fossero condizioni vantaggiose per tutti gli attori in gioco.
Ricordiamo che l’originaria “Tregua di Natale” è storicamente quella serie di “cessate il fuoco” non ufficiali ma effettivi avvenuti nei giorni a ridosso del Natale 1914 in piena Prima Guerra Mondiale, avvenuto sul fronte occidentale tra le opposte truppe franco-inglesi e quelle austro-tedesche. Come sottolineò in una lettera il soldato Williams della London Rifle Brigade, la meraviglia fu sentire «due nazioni che intonano entrambe gli stessi canti natalizi nel mezzo di una guerra». Come racconta Antonio Besana in “Qualcosa di nuovo sul fronte occidentale” (Ares, 2020), un ufficiale inglese, Bruce Bairnsfather, col suo comandante, sentendo i canti provenienti dalle linee tedesche, decise di raggiungere l’estremo destro delle trincee, dove le linee inglesi sono più vicine a quelle tedesche. La paura è tanta ma gli auguri vengono scambiati con incredibile meraviglia che anche oltre le trincee opposte viene accolto il medesimo invito: scambi di doni (birra, alcol, sigari) e canti per la notte di Natale. Un piccolissimo gesto che pose le basi però per uscire qualche anno più tardi da una guerra definita brillantemente da Papa Benedetto XV «una inutile strage»: gli echi con l’oggi sono più attuali che mai.