Con un duro attacco alla Ministra della Giustizia Marta Cartabia, Giulio Tremonti torna a commentare l’attualità della politica economica tanto nazionale quanto europea, in particolare sul Recovery Plan presentato poche settimane fa dal Governo Draghi: l’ex Ministro dell’Economia dell’ultimo Governo Berlusconi spiega a “La Verità” che non solo l’Italia potrebbe rimanere ancora una volta “superata” dall’asse franco-tedesco in Europa, ma anche il testo stesso del PNRR presentato a Bruxelles non sembra immune da critiche.



«Nella sostanza è un piano quinquennale. Copyright Stalin. Che però non si sognava di scrivere che i risultati economici dipendono dall’azione del Soviet. I risultati ottenuti erano il frutto degli eroici sforzi della classe operaia. Se qualcosa andava storto, la colpa era del maltempo. C’era meno retorica»: per Tremonti il piano italiano è ricco di propaganda filo-Ue, con il Governo «al centro di tutto» e con il Parlamento «svuotato da ogni potere». Insomma, migliorato dal testo iniziale di Conte ma neanche tanto: anche la crescita finale, dopo paginate di riforme enormi e difficili da raggiungere nel breve tempo, è relegata solo al +1,4%, «Delle due l’una: se la previsione è realistica, allora è il piano è surrealistico».



TREMONTI E IL RECOVERY (FORSE) IRREALIZZABILE

Ma è sulle dichiarazioni della Ministra Cartabia che si concentra la più dura critica al Governo Draghi mossa dall’ex Ministro Tremonti: «Il Guardasigilli della Repubblica non può dichiarare che “senza riforma della giustizia non avremo i soldi del Recovery fund”. Primo: i soldi del Recovery non sono soldi europei, ma debito nostro. E poi queste sono inaccettabili dichiarazioni di sottomissione che inducono a odiare l’Europa. Non è questione di sovranismo. Ma di sovranità. L’Europa è una comunità di stati sovrani». Secondo Giulio Tremonti il Recovery Plan è difficilmente realizzabile, ma non per pessimismo o catastrofismo di una critica per forza feroce: secondo l’economista, il vero rischio è l’habitat giuridico in cui si muoverà il PNRR, «Infestato da burocrazia paralizzante in parte prodotta dall’eccesso di legislazione. E qui la responsabilità è della politica. Lo dico sempre ai miei collaboratori. Estrai a sorte un ministro e un articolo dell’ultimo decreto legge pubblicato in Gazzetta. Fattelo spiegare dal malcapitato esponente del governo. Non ci riuscirà. Perché mai quella norma dovrebbe comprenderla una partita Iva?».

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