La crisi globale ha matrice cinese ed è frutto degli errori commessi nel 2008. Lo sostiene l’ex ministro Giulio Tremonti in un’intervista a La Verità, nella quale spiega che la crisi immobiliare cinese, il fallimento di Evergrande e le difficoltà di Country Garden dimostrano l’esistenza di un errore di fondo che non è stato corretto. L’economista fa un passo indietro fino al giugno 2008, quindi tre mesi prima il fallimento di Lehman. «Il governo Berlusconi, di cui ero ministro del Tesoro, varò un decreto legge che sostanzialmente disegnava le leggi finanziarie dei successivi tre anni. Con questo interve to veniva messo in sicurezza il bilancio dello Stato. Avevamo il terzo debito pubblico del mondo ma non eravamo la terza economia del mondo. Per questo servivano interventi particolarmente incisivi».



Ci fu il caso dei subprime e, quando i tassi si alzarono, buona parte dei prestiti divenne insostenibile. «La crisi di oggi nasce in quel momento e non è mai finita. Le prime difficoltà sui mutui subprime si erano avvertite negli Usa proprio quella estate. Bisognava capire l’intensità della tempesta in arrivo». La crisi del 2008 fu per Tremonti «il segnale d’allarme che il meccanismo della globalizzazione stava generando mostri. Esattamente nei settori in cui si manifesta oggi: immobiliare e finanza. Ma la causa è più profonda».



“POLITICI DIVENTATI TURISTI DELLA STORIA”

Il riferimento di Giulio Tremonti è all’Asia e in particolare alla Cina, che «diventavano la fabbrica del mondo, il lavoro veniva portato in quell’area sfruttando i costi molto bassi. In Occidente restavano i disoccupati da assistere e un welfare sempre più pesante da finanziare. In questa maniera è stata distrutta la classe media in Europa e negli Stati Uniti». Così è scoppiata la crisi più grande dal 1929: «Proprio questo parallelismo ci aiuta a capire le differenti soluzioni. Roosevelt rispose innanzitutto punendo i colpevoli e poi mettendo le regole: fu istituita la Sec per sorvegliare la Borsa e fu varata la riforma bancaria che separava le banche commerciali da quelle d’investimento».



Nel 2008, invece, la reazione fu opposta. «Le regole vennero abolite e le politiche monetarie divennero particolarmente permissive fino ad arrivare all’assurdo dei tassi negativi per cui sono i creditori a dover pagare gli interessi ai debitori. Fu inaugurata l’epoca del denaro super facile permettendo ai governi di spendere senza pensarci troppo. Tanto c’erano le Banche centrali a coprire il fabbisogno. Il risultato è quello che vede». Secondo l’ex ministro, in questo modo il potere è finito «nelle mani di tecnostrutture come Bce e Fed e la politica non può che guardare». Nell’intervista a La Verità, Tremonti rilancia l’attacco alle classi politiche occidentali, che «si stanno dimostrando dei turisti della storia».

“IN CINA UNA MISCELA ESPLOSIVA”

Ora l’epicentro della crisi è in Cina. «Questo dipende dal modello di sviluppo che fu scelto mettendo insieme il peggio di comunismo e capitalismo. Al G20 le autorità cinesi annunciarono che lo Stato avrebbe adottato politiche che definiremmo keynesiane per favorire lo sviluppo», spiega Giulio Tremonti a La Verità. Si aprì così l’epoca della presenza dello Stato nell’economia, con la Cina che costruì città per ospitare fabbriche e operai. «Fino a quando, però, la febbre del mattone come il virus non è scappata di mano infettando il resto dell’economia». L’ex ministro fa notare che una delle filiali di Evergrande si trova nel Delaware e che Country garden, l’altra immobiliare vicina al fallimento, ha nome inglese. «Ispirazione capitalista in un sistema comunista. Una miscela esplosiva». La crisi di oggi, infatti, nasce per l’economista «dall’abbattimento delle regole voluto dai governi per superare la crisi del 2008. Sono stati scatenati gli spiriti peggiori del capitalismo e della finanza cambiando completamente i parametri dello sviluppo».

Se il vecchio capitalismo aveva banche, fondi pensione, industria e fondi di investimento, quello nuovo, spiega Tremonti, «si basa sull’esplosione della finanza. I fondi speculativi si sono moltiplicati. Le operazioni non si misurano più in miliardi ma in milioni di miliardi in un contesto in cui con i computer sposti miliardi con un clic». Un intreccio perverso: «La finanza è sempre più forte, come dimostra anche l’andamento di Borsa di questi giorni, mentre il Pil declina. L’Olanda è in piena recessione così come la Germania. I tedeschi sono in grandissima difficoltà: avevano l’energia a basso prezzo dalla Russia e rivendevano ai cinesi le loro auto di lusso. Ora questo circuito si è interrotto. Purtroppo lo stop della Germania si riflette su tutta l’Europa a cominciare dall’Italia».