Giulio Tremonti, in una intervista a Il Sole 24 Ore Plus, ha commentato il downgrade degli Usa, ovvero la decisione dell’agenzia Ficht di togliere la tripla A al rating del debito statunitense. Non accadeva dal 2011 quando, nel pieno dell’ultima grande crisi finanziaria. “È un fenomeno indicativo, un segnale da cogliere”, ha sottolineato l’ex Ministro dell’Economia.



“La guerra ha svolto sulla politica economica la funzione dell’anestetico, ha prodotto una sospensione dalla realtà, ormai arrivato vicino al termine. Quindi torna la realtà, caratterizzata da squilibri che per ampiezza e intensità non hanno uguali nella storia recente”. In particolare, ce ne sono due da segnalare. “Gli squilibri nell’ambiente politico si concretizzano appunto in guerre e conflitti, e quelli nell’ambiente tout court, nel clima”, ha rivelato. Il collegamento con le questioni ambientali non è immediato, ma c’è. “Il clima è sempre cambiato ma questo andamento naturale è stato stressato dalla globalizzazione. Il caos odierno ne è la prosecuzione. La globalizzazione è finita come ideologia ma attiva nella realtà in un mondo che non aveva mai vissuto un cambiamento così forte in un tempo così breve”.



Tremonti: “Downgrade USA? In arrivo doppia crisi”. Il parere

Il downgrade degli Usa, secondo Giulio Tremonti, ha dunque alla sua base diversi fattori, tra cui anche la guerra e il clima. “Pensare che questa cascata di fenomeni veda neutrale la finanza è piuttosto superficiale. La finanza ha fatto da anestesia, ma non c’è anestesia per la finanza”, ha spiegato. È tutto frutto di quanto accaduto nella storia.  “Se percorriamo i fatti dell’ultimo decennio vediamo che siamo passati dal mitico «whatever it takes», che ha prodotto l’illusione di essere magico e salvifico creando moneta dal nulla, finanziando i debiti pubblici in violazione dei trattati e spostando l’asse del potere dalla politica alla banca centrale, all’infernale «whatever mistakes», con la rimessa in moto della stessa fonte oracolare che ora però alza i tassi, in più con l’abbaglio dell’inflazione che è passata da plafond a target”.



La crisi, come sottolineato dall’agenzia Ficht stessa, non è tuttavia soltanto economica, bensì anche della democrazia. “Un’analisi istituzionale è parte dell’analisi finanziaria. I segni di crisi sono evidenti, a partire dal confronto fra un candidato molto anziano e uno incriminato ancor prima delle elezioni. Ma a parte questo aspetto antropomorfo, in Usa ci sono strutture ancora di notevole valore”, ha concluso.