LA “RIVINCITA” DI TREMONTI: “COL PNRR FINALMENTE GLI EUROBOND”
Lo dice da oltre vent’anni, da quando cioè era Ministro dell’Economia nel Governo Berlusconi e paventava gli eurobond come una possibile soluzione alle crisi economiche Ue: per Giulio Tremonti l’avvento del PNRR è boccata d’ossigeno e lo spiega ancora una volta in maniera approfondita nell’ultima intervista rilasciata dal deputato FdI a Maurizio Molinari (direttore “La Repubblica”) al Festival dell’Economia di Trento.
«Le idee sbagliate camminano veloci in discesa, mentre le idee giuste camminano in salita ma arrivano: dopo vent’anni abbiamo gli eurobond che finanziano il Pnrr», spiega il Presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati pur non negando le forti difficoltà di realizzazione del Recovery italiano, alias Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, «è di enorme complessità, fin troppo strutturato, a cominciare dalle dimensioni, è un documento alto 23 centimetri. Avrebbe messo in difficoltà chiunque».
TREMONTI ATTACCA DRAGHI: “FOLLIA IL WHATEVER IT TAKES”
Al netto di qualche battuta su alcuni degli obiettivi inseriti nel PNRR – come ad esempio, spiega Tremonti, «Dentro c’è di tutto, anche una nuova specie umana, sei milioni di alberi da piantare…» – il tema si fa serio sul fronte “spesa fondi europei”: «la nostra difficoltà di utilizzare i fondi europei è atavica: ne utilizziamo in media una quota compresa tra il 20 e il 30%. In Polonia c’è l’autostrada Italia, costruita con i fondi di coesione non utilizzati dal nostro Paese».
Le difficoltà però non devono fermare la realizzazione del PNRR grazie agli Eurobond, con il Governo Meloni che dunque deve tirare dritto secondo Tremonti: «quell’ortodossia finanziaria che 20 anni fa ha fermato gli eurobond adesso non c’è più». Il riferimento è tutt’altro che indiretto e risponde al nome di Mario Draghi, mai troppo accettato dall’ex Ministro del Tesoro. «Una follia le conseguenze del “whatever it takes” dell’allora presidente della Banca Centrale Europea»: non solo con Draghi, Tremonti se la prende anche con altri due ex capi di stato di Francia e Germania, «due dementi che in un pontile di Deauville dicono che gli Stati possono fallire, sto parlando di Merkel e Sarkozy. Spero di no ma se c’è un rischio viene da quelle dimensioni». L’economia italiana va anche meglio dei partner europei, sottoscrive Giulio Tremonti, «Certamente ci sono situazioni di difficoltà, di disperazione, ma nell’insieme l’Italia tiene». Di fronte ai paventati disastri dell’economia italiana e Ue insieme, chiosa Tremonti, «è più probabile che arrivino a causa della massa sconfinata di liquidità creata negli ultimi 10 anni» piuttosto che dalla mancata «realizzazione del Pnrr da parte dell’Italia».