Giulio Tremonti, in una intervista al Messaggero, ha parlato di come la globalizzazione stia cambiando il nostro mondo: “Per capire, bisogna andare alle origini. Una volta la ricchezza (agraria, mineraria, industriale) era nei confini nazionali e per questo gli Stati nazionali avevano il monopolio della forza politica. Facevano le leggi, la giustizia, le monete, riscuotevano le imposte”, ha ricordato.



Il cambiamento arrivò nel 1989, dopo la caduta del muro di Berlino, e si consolidò con la nascita del WTO e la promozione della legislazione pro-globalizzazione. “Oggi non sono più gli Stati che scelgono come tassare la ricchezza ma è la ricchezza che sceglie dove farsi tassare”, ha sottolineato l’esperto. Ma non solo. “Nei decenni della globalizzazione ci sono stati fenomeni giuridici di sparizione dei diritti e dei doveri, di apparizioni alternative di fenomeni giuridici nuovi e nel complesso vediamo che è in corso una sostituzione della ‘cifra’ democratica originaria”.



Tremonti: “Globalizzazione sta trasformando la democrazia”. Il paragone con il ’500

I cambiamenti avvenuti con l’avvento della globalizzazione, tuttavia, non sono esclusivamente economici ma anche tecnici. “Internet prima era chiuso nei forzieri della Nato. Con la caduta del Muro ne esce. Al posto dei vecchi confini nazionali appare la Rete transnazionale con fenomeni consecutivi di evoluzione”, ha riflettuto Giulio Tremonti.

È in virtù di questi due elementi che l’esperto trova delle similitudini con un periodo storico ben più lontano. “Il tempo presente, siamo al principio di questo millennio, sembra molto simile a quello vissuto alla metà dell’altro millennio: il ‘500. Vengono fuori gli effetti di due fatti rivoluzionari: la scoperta dell’America e l’invenzione della stampa. Con l’America, comincia la prima globalizzazione. Con la stampa, inizia una rivoluzione culturale. Prima il ‘sapere’ era chiuso e controllato in strutture tipo Il Nome della rosa. Con la stampa il si diffonde. E abbiamo Copernico, Galileo, Cartesio con il suo cogito ergo sum. Oggi nella dimensione della Rete e da ultimo con l’intelligenza artificiale, abbiamo il digito ergo sum”, ha concluso.