Giulio Tremonti, intervistato ieri da “La Verità”, avvisa: “L’effetto del ‘whatever it takes’ sarà un’altra crisi finanziaria“. Non lasciano ben sperare le parole del ministro dell’Economia nei governi Berlusconi sulla gestione della crisi economica legata alla pandemia di coronavirus: “L’Europa si è messa dal lato giusto della storia. Non solo ha sospeso i parametri del Patto di stabilità, non solo ha rimosso il divieto di aiuti di Stato, ma, in aggiunta, ha sdoganato gli eurobond. Mi permetto di ricordare che erano una proposta nostra, fatta nel 2003 e poi, ancora, nel 2010. Ma se è vero che il diavolo sta nei dettagli, a Bruxelles ci sono più diavoli che dettagli. Degli eurobond già si prevede il carattere una tantum e non permanente. I contributi sono condizionati non solo all’efficienza degli investimenti finanziati, ma anche alla presenza di riforme di “stile europeo. Tanto sugli investimenti quanto sulle riforme, il controllo può prendere la forma del condizionamento. Già al principio del Novecento, Francesco Saverio Nitti diceva: “Duro è dipendere dall’oro alieno”. Oggi, e domani soprattutto, si dovrà constatare quanto duro sarà dipendere dalle condizioni europee. Anche perché tutto quanto fatto in Italia verrà controllato dai nostri partner europei – partner si fa per dire. Quello che fu uno Stato fondatore diventerà uno Stato prenditore, presentandosi sulla scena come una stazione appaltante – o appaltata. Già abbiamo difficoltà a fare gli investimenti domestici, figurarsi quelli europei”.
TREMONTI: “NUOVO WHATEVER IT TAKES BCE? PRODURRA’ NUOVA CRISI FINANZIARIA”
Tremonti esprime perplessità anche sul ruolo giocato dalla Bce e dal “Whatever it takes” sdoganato in piena crisi del debito da Mario Draghi:”Ci è stato detto che, nel 2012, sono stati salvati l’euro o addirittura l’Europa. Non ci è ancora stato detto da chi o da cosa. Di certo, non con il dissenso della Germania, anzi! In ogni caso, quello che doveva essere un intervento di pronto soccorso, è diventato una lungodegenza – lunga otto anni. Con tre effetti negativi. Primo: è stata annichilita la politica. Non per caso, dal 2012 non è stata più fatta in nessun Paese d’Europa neppure una delle pur invocate riforme. Tanto c’era la Bce. Secondo: lo scettro del potere è così passato dai governi alla Bce e da questa al mercato monetario. Terzo: esclusa l’ipotesi che arrivino un’inflazione salvifica o una ripresa economica, è fortemente probabile che si accumulino i presupposti per una drammatica crisi finanziaria”. Tremonti ricorda lo scontro tra due filosofie, quella italiana presentata al G20 di Lecce del 2009 e quella della finanza globale, a suo dire “senza regole” che poi si tradusse nel Financial Stability Board poi presieduto da Mario Draghi. L’ex ministro spiega: “Per esempio, per curare la crisi, una soluzione potrebbe essere passare dal 5 al 10 o al 20 per mille. E questo non è sovranismo. È la storia secolare dell’Occidente. La ricchezza, ma anche le nazioni; la morale; le tradizioni; i diritti; le strutture sociali. Se vuole, è una visione “romantica” dell’esistenza: non tutto annegato nel gelido meccanismo del tasso d’interesse e del pagamento a mezzo future. Come diceva un tizio due secoli fa. Karl Marx. Alcune application sono state eccessive, ma l’uomo ci prendeva”. Draghi ormai parla di «debito buono»? “Ragionano con gli stessi schemi. Parlare di “debito buono”, ad esempio, significa individuare la soluzione ancora dentro la finanza. Ma la soluzione sono le regole”.