Attacca le politiche della Bce, suggerisce di rinviare la riforma sul Patto di stabilità Ue e accusa la Germania di violare le regole. Ne ha per tutti, o quasi, Giulio Tremonti, secondo cui tagliare il debito è giusto ma, prima di decidere come procedere, bisogna riflettere su come è nato e come è cresciuto. Ne parla a La Stampa, citando Shakespeare quando gli viene chiesto di commentare la richiesta tedesca di modificare il Patto di stabilità con un meccanismo automatico di riduzione del debito: «What’s past, is prologue; il passato è il prologo. Per capire dove siamo, dobbiamo tornare al 2003». Quando l’euro circolava da un anno. Tremonti ricorda che è stato «funzione della unificazione tedesca» ed era da tempo nei piani della finanza. «I tempi accelerati della storia portarono a un trattato basato su numeri molto convenzionali e poco reali come la media dei debiti pubblici dell’epoca», afferma l’ex ministro dei governi Berlusconi. Nel 2003, dunque, nacquero i primi problemi, con Germania e Francia già sotto procedura per deficit eccessivo.
«Commissione Ue e Bce pretendevano di aggiungere alla procedura le sanzioni: una quota di denaro che doveva crescere giorno dopo giorno». Ma il trattato prevedeva l’applicazione delle sanzioni solo a chi viola il patto, non a chi ha difficoltà ad uscire dalla procedura. Alla fine passò la linea italiana. «Difesa della Germania? No, difendemmo l’euro», precisa Tremonti. Proprio a valle di quelle tensioni, cominciò a circolare l’idea di riformare il Patto di stabilità, ma se ne è parlato seriamente solo dal 2008, su iniziativa del governo Berlusconi. «La nostra proposta era quella di sottoporre tutti i disegni di legge di Bilancio all’Eurogruppo, prima che ai parlamenti nazionali. E in parallelo si stava lavorando alla creazione di un fondo europeo di solidarietà per far fronte alle crisi», racconta Tremonti a La Stampa. Nel trattato mancava l’ipotesi del fondo, che era però necessaria, quindi lo si avviò per atto notarile. La proposta prevedeva di considerare i fattori rilevanti caratteristici di ogni Paese, ad esempio il debito pubblico per l’Italia, insieme a risparmio privato, export, riforma delle pensioni e golden rule. Ma il piano saltò.
RIFORMA PATTO DI STABILITÀ, POLITICHE DELLA BCE E MES
Basti ricordare che nel 2010 Sarkozy e Merkel dichiararono che gli Stati potevano fallire, pur di salvare le loro banche. Fu Mario Draghi a salvare l’euro con il celebre “whatever it takes”, la cosa giusta al momento, secondo Giulio Tremonti, «ma come pronto soccorso, non come lunga degenza quale in realtà è stata per quasi tutto il decennio successivo». Ora si susseguono errori per l’ex ministro, e ne cita diversi a La Stampa. «Con la Bce che finanzia i governi comprandone i debiti pubblici, con i tassi che vanno sotto zero, con il passaggio da miliardi a migliaia di miliardi. (..) La Bce ha comprato i debiti del governo aggirando la basica regola dell’euro che lo vieta». Quindi, ora che il Patto di stabilità è stato sospeso, bisogna cambiarlo. Per Tremonti bisognerebbe farlo dopo le elezioni europee.
Per quanto riguarda il come, ha le idee altrettanto chiare: «Dopo le esperienze fatte con gli Eurobond con il Covid, è ragionevole che a fianco della necessaria riduzione dei debiti, si sviluppino le regole auree della golden rule. Una cosa più seria del cosiddetto debito buono, lo scomputo dal calcolo dei debiti a partire dagli investimenti nella difesa e per l’ambiente». Infine, Tremonti si sofferma sul Mes, in merito al quale spiega che «è passato il principio di una riforma del Mes non solo come troika o salvabanche, ma soprattutto come fondo di sviluppo per l’economia europea». Ma questa ipotesi presuppone per l’ex ministro una modifica del trattato che l’ha istituito. «Un trattato così evoluto, nella logica degli Eurobond o della golden rule, potrebbe essere considerato per l’approvazione in Parlamento».