Giulio Tremonti ne è sicuro: se approviamo il Mes, l’Europa potrà commissariarci. L’ex ministro dell’Economia nei governi Berlusconi è molto chiaro in una lunga intervista su Libero nella quale prefigura uno scenario assolutamente da evitare rispetto al Meccanismo europeo di stabilità. Nel mirino di Tremonti finisce innanzitutto Giuseppe Conte, un premier che “vota su di un Trattato ma dice che ne vuole un altro, niente male per il leader di un Paese (che è stato) fondatore“. La trappola più insidiosa del Fondo Salva-Stati, però, si annida, secondo l’economista, nell’articolato e nell’allegato, “in specie nell’articolo 3 e nell’Allegato III, negli obiettivi e nei criteri che sono assegnati al Mes“. Per spiegare i rischi contenuti in queste righe, Tremonti fa una precisazione: per il Mes, si prevedono tre applicazioni, ovvero Salva-Stati, Salva-banche, Salva-covid. “In Italia si è discusso soprattutto su questa terza opzione, si è auspicata la seconda e il governo ha pensato che fosse possibile ignorare la prima. E questo è stato ed è illogico, perché tutto dipende proprio dal Salva-Stati“, ha chiosato.



GIULIO TREMONTI: “SE DICIAMO SI AL MES SAREMO COMMISSARIATI”

Ma il rischio evocato da Giulio Tremonti è quello di un commissariamento dell’Italia da parte dell’Europa: è davvero possibile che questo accada? L’ex ministro non ha dubbi: “Basta leggere il Trattato. Articolo 3 e Allegato III. Qui si attribuisce alla struttura del Mes la seguente funzione: “se necessario per prepararsi internamente a poter svolgere adeguatamente e con tempestività i compiti attribuitigli il Mes può seguire e valutare la situazione macroeconomica e finanziaria dei Paesi membri, compresa la sostenibilità del debito pubblico, e analizzare le informazioni e i dati pertinenti”“. Parole inequivocabili secondo l’ex berlusconiano, che specifica anche come il diritto di voto/veto “in questi casi è irrilevante“. Tremonti ricorda infatti come nel mondo finanziario basta un attimo per “far filtrare un documento che generi il panico sui conti di uno Stato e l’Italia ne sa già qualcosa. È questo il metodo ideale per far scoppiare la crisi finanziaria in un Paese. Non puoi mettere il veto alla crisi che ti arriva addosso, non si tratta quando hai la testa nella bocca della tigre“. Ma qual è allora la soluzione a questo rebus dei conti in salsa italica? Tremonti fornisce la sua ricetta: “Due pilastri: la BCE finché c’è, e il risparmio degli italiani, che è ancora pari al 70% del debito pubblico. Se non si parlasse di patrimoniale e ci fosse un governo capace di raccogliere la fiducia degli italiani, potrebbe essere ripetuta l’esperienza del grande prestito nazionale lanciato nel dopoguerra da Einaudi. Su questo Togliatti, Guardasigilli nel governo ebbe a scrivere: “Il prestito darà lavoro agli operai, gli operai ricostruiranno l’Italia”“. Qualcuno gli darà ascolto?

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