La Svizzera può essere un modello per l’Europa secondo Giulio Tremonti. In particolare, il suo modello federale «equilibrato tra centro e periferie», per arrivare ad una Unione europea confederale. L’ex ministro dell’Economia è consapevole, però, che l’Europa debba ripartire dai valori per percorrere questa strada. Di sicuro è una sfida che si può vincere, del resto stiamo attraverso «un’epoca rivoluzionaria simile al Cinquecento». Se allora tutto avvenne in almeno un secolo, le novità ora sono scaturite nell’arco di trent’anni. Il deputato di Fratelli d’Italia, presidente della Commissione Affari Esteri e comunitari della Camera, ne parla all’Avvenire, soffermandosi anche sull’intelligenza artificiale. «Ci sono prospettive molto positive per la scienza medica, ma per le strutture sociali è l’opposto: scompaiono quote enormi di lavoro».



Tornando all’Europa, Tremonti evidenzia che la guerra scatenata da Putin in Ucraina ha fermato quella tendenza «a scorrere dall’Atlantico agli Urali, imponendo unità e nel contempo un’identità dal Baltico al mar Nero». Per avere unità, la macchina politica europea deve cambiare, per l’economista servono «un diverso hardware costituzionale e un diverso software politico». Tremonti è contrario ai poteri di veto-voto ad ogni Stato, visto che si va verso una Ue a 35 membri. «In uno scenario di guerra come questo l’Europa deve essere forte e dovrà concentrarsi su politica estera e Difesa». Il problema è che esistono due Europe, quella a Ovest caratterizzata da dottrine fluide e cancel culture, mentre quella dell’Est è radicata nelle tradizioni.



“IL MERCATO È FINITO, L’UE SI PERDE IN COSE RIDICOLE”

Due Europe contrapposte, che spingono l’Ue ad evolversi combinando gli aspetti dell’una con l’altra. «Ci vuole buon senso, comprensione dei fenomeni, non esiste solo il mercato». Giulio Tremonti cita espressamente la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per il suo discorso a Davos, in cui «colloca il mercato sopra la politica». Ebbene, lui sostiene proprio l’opposto, «visto che il mercato o è finito o in parte ha fallito, meglio tornare ai principi della politica, della morale e anche alla tradizione». L’Europa, aggiunge l’ex ministro, deve badare all’essenziale, anziché continuare ad occuparsi ossessivamente delle merci e del delirio mercatista. Invece, la Gazzetta europea elenca «cose ridicole» e «non necessarie».



Una Unione europea di questo tipo per Tremonti «poteva reggere fintanto che c’era l’ideologia del mercato, ma ora la storia impone altre questioni». Il governo italiano, comunque, non va in direzione opposta, visto che chiede una Difesa europea e una politica estera europea. Tremonti poi nell’intervista all’Avvenire si sofferma anche sul Mes, che propose nel 2008: «Aveva un senso perché metteva insieme serietà e solidarietà. Come ho proposto gli Eurobond, nel 2003. Ma l’uso che hanno fatto del fondo in Grecia è stato devastante, infatti hanno chiesto scusa per sei anni. Magari è una cosa giusta, ma in questo momento secondaria». Anche il Pnrr è un’idea di Tremonti, che però evidenzia «problemi di impostazione». In altre parole, c’è troppa burocrazia.