A molti la parola potrebbe non suggerire molto. In realtà, rappresenta uno dei trend emergenti nel panorama del beverage italiano. Parliamo del kombucha, una bevanda fermentata parente di vino e birra, ma rigorosamente analcolica, capace, proprio in virtù del processo di fermentazione, di liberare acidi organici dalle grandi proprietà probiotiche. Un plus cui si aggiungono le proprietà antiossidanti del tè e una bassissima concentrazione di zuccheri. Tutte caratteristiche che la rendono un prodotto salutare e benefico. E che hanno contribuito a decretarne il successo in Usa e Australia. 



Non a caso i colossi del settore si sono già affrettati a presidiarne il mercato. Nel 2016, infatti, PepsiCo ha acquisito il produttore di bevande probiotiche frizzanti KeVita, che fa proprio del kombucha una delle cifre della propria offerta. Solo due anni più tardi, è stata la volta di Coca-Cola, che ha scommesso su questa bevanda acquistando l’azienda bio australiana Organic & Raw Trading Co, leader nazionale del settore del tè fermentato, produttrice del noto marchio Mojo. 



Il piatto, anzi in questo caso il bicchiere, è del resto piuttosto ricco: stando alle stime del report Kombucha Market by Distribution Channel and Geography – Forecast and Analysis 2022-2026” diffuso da Technavio, nel quinquennio preso in analisi la kombucha si candida a muovere un giro d’affari da 3,56 miliardi di dollari. 

La bevanda sembra quindi avere le carte in regola per conquistare anche il mercato italiano. Dove in effetti qualcosa si sta già muovendo. Prova ne è il debutto di MIA Kombucha, una realtà artigianale lombarda nata dalla fusione della varesotta MIA e della comasca Revolucha Kombucha. Secondo quanto riportato dal sito specializzato foodaffairs.it, i suoi 5 fondatori, tutti under 35, hanno investito su un laboratorio capace di sostenere una produzione di 10.000 litri al mese (equivalenti a più di 30.000 lattine) e su un brand fresco, inclusivo e contemporaneo. Oltre che, naturalmente, sulla qualità del suo prodotto. E, in linea con i tempi, il 30 giugno hanno anche lanciato una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Mamacrowd: se funzionerà, MIA Kombucha si candida a diventare il primo brand italiano di Kombucha.



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