Sempre più digital, ma ancora attento al commercio di prossimità. Questo è il ritratto del consumatore delineato dal rapporto “Taste Tomorrow” 2022, la ricerca che la multinazionale belga Puratos ha condotto in collaborazione con Ipsos su 17.500 consumatori in 44 Paesi per analizzare i nuovi trend, i gusti e le preferenze dei consumatori.
Dal rapporto emerge in particolare che il 4% della popolazione italiana acquista generi alimentari online almeno settimanalmente, contro una media europea passata dal 3% del 2018 al 7% del 2021, e una media mondiale pari al 12%. Come dire, insomma, che il web sta crescendo, ma c’è ancora spazio per crescere. Una prospettiva corroborata anche dal fatto che la propensione al digital aumenta se si guarda al solo cibo da asporto: in questo caso il servizio è utilizzato settimanalmente dal 9% degli italiani. E ben il 68% degli intervistati ritiene che tutti i negozi e i ristoranti oggi dovrebbero essere organizzati per consegnare cibi e pasti a domicilio.
Vero è, però, che la progressiva espansione del canale web non implica l’abbandono dei punti di vendita fisici. Tutt’altro. L’81% degli intervistati, infatti, non vuole che i negozi scompaiano. A loro favore gioca un variegato mix di fattori: la volontà di non rinunciare al contatto personale, la freschezza, la qualità e i tempi di consegna e, infine, in forma minore anche le politiche di prezzo.
La soluzione potrebbe quindi risiedere nel mezzo. Secondo l’analisi di Puratos, infatti, il commercio alimentare punterà sarà sempre più verso esperienze “phygital” (phisical + digital), ispirate cioè dal mondo social e web, ma poi finalizzate in negozio.
Di certo, cruciale in questa trasformazione sarà la capacità di assicurare, tanto nel mondo reale quanto in quello virtuale, procedure più semplici e veloci. I riscontri della ricerca lo suggeriscono chiaramente: il 40% degli intervistati ha ammesso di aspettarsi di poter acquistare tutto ciò di cui ha bisogno da un solo store online e il 26% vorrebbe negozi con un maggior numero casse self.
Ma non si dovranno dimenticare neppure altre tendenze emergenti: la partita competitiva per il retail alimentare si giocherà, infatti, anche sulla capacità di rispondere alla richiesta crescente di prodotti più salutari – il 72% del campione punta a individuare una dieta adeguata al proprio stile di vita – e di fornire informazioni puntuali ed esaustive su ciò che si mette nel carrello, fisico o digitale che sia. I dati lo indicano senz’appello: due intervistati su tre vogliono essere informati sulla provenienza degli alimenti e sul luogo di produzione, e il 95% legge quanto riportato sul packaging.
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