L’incidente che ha coinvolto il Frecciarossa 1000, che ha causato la morte dei due macchinisti e il ferimento di altre persone, sta sollevando molti interrogativi. È troppo presto per avere risposte esaurienti; tuttavia è sempre bene farsi interrogare dalle circostanze e quindi fissare fin da subito alcuni punti fermi e precisare meglio quali sono le risposte che vorremmo avere.
Il primo fatto che è opportuno ricordare è che la ferrovia è il modo di trasporto più sicuro: molto più sicuro che viaggiare in automobile, ma anche più sicuro che camminare a piedi per strada. Ogni anno in Italia muoiono 3.300 persone per incidenti stradali e molti di questi sono le persone più indifese: i pedoni, in particolare gli anziani.
Invece, nel 2018, i morti causati dal trasporto ferroviario sono stati 73, dei quali circa il 70% non era sui treni: si tratta di persone che sono state investite, per imprudenza o per scelta volontaria. In particolare, l’alta velocità è un sistema di trasporto di cui siamo leader nel mondo e che ha cambiato il modo di viaggiare in Italia: sui 1.467 chilometri di rete Av circolano oltre 300 treni ogni giorno; solo sulla direzione Milano-Roma oltre 80, che vuol dire nelle ore di punta un treno ogni 8 minuti. Ogni anno vengono trasportati sui treni Av oltre 41 milioni di passeggeri. Un sistema che in 15 anni ha sempre funzionato bene… Eppure: l’incidente c’è stato e non ci doveva essere.
Sgombriamo subito il campo dalle solite accuse di mancata manutenzione (la manutenzione era stata appena fatta, anzi è forse proprio la causa) o di subappalti al risparmio (sembra che i lavori siano stati fatti direttamente dal personale Rfi). Dalle prime dichiarazioni ufficiali sembra di capire che il problema sia connesso ad attività di manutenzione compiute su uno scambio, che si è poi trovato a essere in posizione sbagliata: un errore umano è la prima ipotesi accreditata dagli inquirenti.
Questo però pone una grande domanda al sistema di sicurezza: proprio perché non è mai possibile escludere l’errore umano, sono stati sviluppati complessi sistemi di sicurezza automatici, che devono fermare il treno non appena qualcosa di anomalo accade sulla linea. L’Av monta il nuovo sistema europeo di sicurezza ERTMS, che permette una maggiore sicurezza rispetto ai sistemi precedenti e permette anche di far viaggiare le stesse motrici attraverso diversi paesi: un progetto di alta ingegneria che coinvolge molti paesi ed è sostenuto da importanti investimenti.
Per questo è importante capire cosa non abbia funzionato e dove sia il “buco” nella rete di sicurezza che ha permesso l’incidente: un treno che va a 300 kmh non può essere guidato da chi è a bordo, ma richiede un sistema in grado di dare la certezza che la linea davanti al treno sia libera almeno per alcuni chilometri.
Questa è l’unica direzione nella quale cercare, non tanto un colpevole, ma un rimedio: quando avremo trovato la falla nel sistema di sicurezza e l’avremo aggiustata, potremo dire che i due ferrovieri morti hanno sicuramente salvato la vita a molti, dato che se lo stesso incidente fosse accaduto al treno delle 7, sempre pieno, il bilancio sarebbe stato senza dubbio più pesante.
Questa riflessione sul ruolo determinante della tecnica nella guida dei sistemi complessi ci deve anche aiutare a contrastare alcune resistenze corporative che ancora ci sono: qualcuno ha usato il fallimento dei sistemi automatici per riproporre la necessità della “doppia vista”, cioè del doppio macchinista a bordo.
Questa è una battaglia di retroguardia di una parte del sindacato, appoggiato da alcune Procure della Repubblica: mentre in tutta Europa è pacifico che un treno possa essere guidato da un solo macchinista, in Italia questa possibilità non è affermata con chiarezza dall’Agenzia per la sicurezza ferroviaria, lasciando spazio all’interpretazione di alcune Aziende sanitarie locali (!) che, contando sulla “sintonia” con le locali Procure della Repubblica, periodicamente denunciano alla magistratura gli amministratori delle società ferroviarie.
È uno dei tanti modi che abbiamo per farci guardare dagli altri come un paese inaffidabile e dove fare impresa è sempre un rischio.