Si è chiusa con l’arresto e tre condanne la vicenda dei ‘giustizieri’ di pedofili che per oltre 8 mesi hanno adescato e punito (in una sorta di giustizia privata) almeno otto adulti adulti interessati alla compagnia dei minori in tutta l’area di Treviso. I vendicatori sono stati identificati nelle persone di tre ragazzi, un 20enne, un 19enne e un 15enne, che avrebbero agito sulla falsa riga della trasmissione americana “To catch a Predator”, nella quale il giornalista Chris Hansen adescava dei pedofili fingendosi minorenne e, dopo aver pattuito un incontro, li smascherava e arrestava con l’ausilio della polizia: un copione leggermente diverso da quello di Treviso.



Da un lato, infatti, si trattava di una trasmissione sapientemente architettata a stretto contatto con le forze dell’ordine che arrestavano i predatori, mentre (dall’altro lato) gli uomini adescati non venivano smascherati, ma solo adescati in chat, attirati in un luogo isolato e seviziati per alcune ore, picchiati, derubati e, infine, abbandonati in un casolare che era diventato il covo dei giustizieri di pedofili di Treviso. La scoperta dell’accaduto è stata fatta su segnalazione di un passante che ha notato dei movimenti insoliti nel casolare abbandonato che ha spinto gli agenti a tenerlo sotto controllo fino al momento in cui (fortuitamente) hanno individuato uno dei ragazzini, facendo irruzione e trovando, steso a terra con mani e polsi legati, tenuto sotto tiro da un taser, un impiegato 48enne, immediatamente liberato.



Chi sono i tre giustizieri di pedofili di Treviso: “Abbiamo fatto del bene alla società”

Dopo l’arresto dei ragazzi improvvisatisi giustizieri dei pedofili, a processo il giudice di Treviso ha contestato ai tre solamente il reato di rapina aggravata, mentre è caduta l’accusa di sequestro di persona: il più grande (ritenuto coinvolto in tutta l’operazione) è stato condannato a sei anni e tre mesi, il 19enne a 6 anni e 10 giorni ed, infine, il minore è stato giudicato dal tribunale minorile, che non ha reso nota la condanna. Dall’altra parte, invece, solamente due degli otto presunti pedofili vittime dei giustizieri si sono costituti parte civile, mentre altri 4 hanno ritirato l’accusa e gli ultimi 2 non hanno mai risposto agli inquirenti: per loro il tribunale di Treviso ha disposto un risarcimento, confluito in una donazione ad associazioni di volontariato per i 2 che non hanno sporto denuncia.



Davanti agli inquirenti, invece, i ragazzini (secondo quanto riferisce il Corriere dalla Sera) si sono giustificati ritenendo di aver “fatto del bene alla società per mettere fine a questa piaga”, chiedendo immediatamente conto della fine che avrebbero fatto le loro vittime. Dalle indagini, riferisce sempre il Corriere, è emerso che i due giustizieri di pedofili maggiorenni hanno alle spalle diverse storie problematiche, con il 20enne affetto dalla sindrome Crouzon (che provoca una menomazione per cui si appare più giovani), senza un padre e in cura per una dipendenza al Sert di Treviso; mentre il 19enne cacciatore di pedofili proviene da un contesto famigliare difficile ed è in cura ai Servizi sociali.