Non è una novità come la Cina si stia sempre più affermando come potenza mondiale. E a confermarlo sono i dati, che parlano di un Pil che nel 2024 registrerà una crescita del +4,6% secondo il Fondo monetario, il più alto su scala mondiale, tanto da meritarsi il primato di ‘motore’ della crescita economica globale, al di sopra degli Usa e dell’Europa. Nell’interessante analisi fornita al Sole 24 ore da Giovanni Tria, economista ed ex Ministro delle Finanze durante il governo Conte I, viene proprio preso a riferimento il ruolo di Pechino per il resto del mondo, sfatando le dicerie di una globalizzazione ormai finita.



Per almeno trent’anni, l’economia cinese ha vissuto una fase di crescita alimentata da politiche di stimolo spesso giudicate ‘eccessive’ dai critici. Tuttavia, nel 2023, questo modello di crescita ha subito un arresto. Colpa probabilmente dei postumi di una politica di zero-Covid da parte di Pechino, con lockdown prolungati, restrizioni forti al turismo e all’impresa privata che hanno danneggiato profondamente la fiducia dei consumatori e colpito la parte più vivace dell’economia. Le conseguenze di queste politiche si rifletterebbero nei prezzi al consumo deboli per la maggior parte del 2023 a causa di una domanda fiacca, e col rischio all’orizzonte di una spirale deflazionistica. Senza contare che la disoccupazione giovanile in Cina tocca il 20%. Insomma i problemi sono tanti, e come afferma Tria, l’economia cinese si trova in un passaggio complesso di riaggiustamento economico il cui impatto sull’economia mondiale, e soprattutto occidentale, dipenderà anche da come i rispettivi governi sapranno ritrovare un proficuo coordinamento delle politiche economiche.



QUALI CONSEGUENZE PER L’ECONOMIA MONDIALE E SOPRATTUTTO EUROPEA?

Nella sua analisi Tria parla di riallocazione rapida del risparmio nazionale verso alti investimenti nel manifatturiero, oltre che nei servizi e nelle nuove tecnologie, che può tuttavia generare, oltre che maggiore crescita, anche una situazione transitoria di sovracapacità produttiva rispetto alla domanda interna. Afferma inoltre che mantenere un’apertura al mercato globale è, quindi, necessario per la Cina allo scopo di facilitare una transizione in cui il ruolo delle esportazioni rimane importante. In definitiva tutto questo come inciderà sull’economia mondiale e, in particolare, su quella europea?



L’economista ed ex Ministro Tria è ottimista. La Cina ha interesse alla cooperazione economica internazionale e a mantenere aperti i mercati globali, e di conseguenza ha interesse a contribuire alla stabilizzazione geopolitica, che è oggi la fonte di maggior preoccupazione per le prospettive economiche globali. È del resto nell’interesse anche dell’industria europea mantenere posizioni nel mercato cinese, soprattutto in attesa di una ripartenza della crescita dei consumi. In definitiva, si tratta di negoziare una nuova fase di strategia “win win” in un mercato globale aperto, anche come condizione per sostenere una maggiore crescita dell’economia mondiale, con meno deflazione in Cina e meno inflazione in Occidente. La globalizzazione non può quindi definirsi morta.