L’homo sapiens di 5-10mila anni fa in gran parte del mondo. Totalmente dipendente dalla natura, armato di archi e frecce, organizzato in piccole o piccolissime comunità dedite alla caccia, alla pesca, alla raccolta di piccoli frutti, ignaro dell’agricoltura e della scrittura. Non esiste solo sui libri di storia, ma nella realtà. La notizia, diffusa la vigilia di Natale, della scoperta in Amazzonia di una tribù indigena “preistorica” ha avuto il potere di farci fare un salto indietro nella storia. E non un salto di qualche centinaio d’anni soltanto. La minuscola comunità che vive nella foresta pluviale brasiliana, quasi al confine con la Bolivia, non è mai stata contattata dall’uomo bianco, di cui per altro ignora l’esistenza. Dopo le carneficine dei secoli passati e le stragi causate dai contagi per malattie, per la prima volta s’è deciso di documentare l’esistenza di questa popolazione non attraverso un contatto fisico diretto, ma per mezzo di alcune telecamere comandate a distanza. Le immagini che ne sono derivate registrano una presenza fino ad oggi solo ipotizzata e di cui mancavano testimonianze concrete.
Che nel mondo globalizzato ed interconnesso del terzo millennio, esplorato in lungo e in largo con ogni mezzo messo a disposizione dalle moderne tecnologie, potesse ancora esistere un frammento del mondo naturale di ieri è una scoperta di portata straordinaria che ci mette di fronte all’ultima possibilità (o ad una delle ultime, chissà) di osservare da vicino “come eravamo” e, tanto nel bene quanto nel male, come ci siamo trasformati. Un “regalo” di portata straordinaria proprio perché inatteso e “impossibile”.
Le scoperte geografiche si potevano, infatti, giudicare terminate con la prima metà del secolo scorso e, con esse, ogni orizzonte di novità. E invece ecco che, mentre da decenni ormai l’homo sapiens-sapiens altrimenti definito homo economicus, guarda agli spazi extraterrestri dove spingere la propria curiosità scientifica (e non solo), entro i confini dell’antica Madre Terra scopre che non tutto gli è noto e che l’ignoto rappresenta lo specchio di quello che è stato, l’uomo “della pietra e della fionda” cantato da Quasimodo nella famosa lirica Uomo del mio tempo, ma senza pretese di dominio e di conquista.
Semmai, ora il pericolo è che l’uomo bianco avido di possesso (la deforestazione selvaggia, la ricerca di minerali, l’inquinamento delle acque) si spinga fino ad entrare in contatto con i Massaco (gli è stato affibbiato questo nome derivandolo da quello del fiume che scorre nelle loro terre) e allora sarebbe la fine, nonostante una evoluzione demografica incredibilmente positiva (si calcola che possano essere oltre 200, il doppio di fine Novecento, il che indica un ottimo livello di vita: con 4-5 figli per coppia, hanno parecchio da insegnare alla civiltà occidentale che vive l’inverno demografico).
La notizia è arrivata ai mass media poche ore prima di Natale e forse è un segno: Gesù è nato anche per loro, ma lasciamo che sia solo Lui a saperlo. Troverà il modo per far arrivare la sua salvezza anche in mezzo alla foresta.
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