DECRETO “PAESI SICURI” DEL GOVERNO FINISCE ALLA CORTE DI GIUSTIZIA UE: COSA HA DECISO IL TRIBUNALE DI BOLOGNA

Dopo lo scontro accesissimo tra Governo e magistratura sui migranti rimandati indietro dall’Albania, e dopo che l’esecutivo con il Decreto “Paesi sicuri” aveva risposto d’urgenza alle sentenze del Tribunale di Roma, sono ora i giudici di Bologna a rimettere in forte discussione il provvedimento sulla protezione internazionale dei migranti. Nella tarda serata di martedì il Tribunale di Bologna ha rinviato alla Corte di Giustizia Ue (CGUE, da non confondersi con le Corte CEDU, Corte Europea dei Diritti dell’uomo) il decreto siglato dal Governo nell’ultimo Consiglio dei Ministri.



I giudici bolognesi, partendo dal caso di un cittadino del Bangladesh che chiedeva protezione internazionale in Italia, richiedono con questa mossa giuridica se debba prevalere la norma europea oppure quella dettata dallo Stato italiano con questo ultimo decreto legge nato dal caso Albania. Nel Dl Paesi Sicuri il Governo ha stabilito come norma primaria quanto fino a prima della sentenza del Tribunale romano sezione immigrazione era invece definito con un mero decreto ministeriale: da cosa dipende la scelta sulla protezione? Cosa si intende per “sicuri” e quali motivazioni possono modificarsi davanti a casi specifici?



“CON QUESTI CRITERI LA GERMANIA NAZISTA SAREBBE UN ‘PAESE SICURO’”: LE MOTIVAZIONI DEI GIUDICI DI BOLOGNA

Due in tutto le questioni che il Tribunale di Bologna richiede alla Corte di Giustizia Ue in merito al giudizio sul decreto “Paesi sicuri” del Governo italiano: in primis, quale sia appunto il parametro per definire uno Stato come sicuro oppure no e in secondo luogo se il principio di primato Ue possa arrivare ad imporre la legge comunitaria rispetto a quella nazionale.

Per aggiungere motivazioni al rinvio presso il Tribunale europeo in Lussemburgo i giudici bolognesi ragionano anche “per assurdo” sulle conseguenze estreme che avrebbe secondo loro il criterio posto dal Governo Meloni con la norma scritta dai Ministri Nordio e Piantedosi: «Si potrebbe dire, paradossalmente, che la Germania sotto il regime nazista era un paese estremamente sicuro per la stragrande maggioranza della popolazione tedesca», scrive l’ordinanza del Tribunale di Bologna, diretto dal Presidente Pasquale Liccardo. Terzo reich quasi sicuro tranne che per le minoranze perseguitate, su tutti gli ebrei: con questo “paragone” molto azzardato e che già scatena polemiche politiche di per sé, i giudici ritengono che un principio di sicurezza parziale per migranti in arrivo da alcuni Paesi extra Ue non possa venire accettato dalla Corte di Giustizia Ue e da qui il rinvio ai giudici europei per ottenere un chiederne un parere ufficiale.



LA REPLICA DEL VICEPREMIER SALVINI: “DECRETO MIGRANTI IN UE? GIUDICI COMUNISTI SI TOLGANO LA TOGA”

A completare un atto che da giuridico assomiglia sempre più ad una presa di posizione politica, il Tribunale di Bologna stesso suggerisce che il rinvio alla Corte Ue sia necessario in quanto il Decreto “Paesi Sicuri” sarebbe determinato «da superiori esigenze di governo» in materia di immigrazione e difesa dei confini, addirittura – concludono i giudici – «prescindendo dalle informazioni e dai giudizi espressi dai competenti uffici ministeriali in ordine alle condizioni di sicurezza del Paese designato».

É durissima a questo punto la replica del Governo con il vicepremier e Ministro degli Interni Matteo Salvini che non ha gradito la decisione notte tempo dei giudici di Bologna, che fa seguito alla sentenza del Tribunale romano con la giudice Albano (presidente di Magistratura Democratica): «ennesima decisione anti-italiana», sono le parole usate nel video social dal leader della Lega che attacca direttamente quella parte di magistratura che ciclicamente contesta i provvedimenti del Governo in materia di immigrazione. «Se qualche giudice si sente comunista», spiega Salvini premettendo che si tratta comunque di una piccola parte dei giudici italiani, «si tolga la toga e si candidi alle elezioni, ma lasci che il governo e la politica portino avanti il programma scelto democraticamente dai cittadini». Dalle opposizioni viene invece encomiato il Tribunale di Bologna che farebbe «presente la realtà dei fatti» contro un Governo considerato di mera propaganda: il caso è complesso e ora si apre anche il fronte europeo, laddove però l’accordo sui migranti in Albania della Premier Meloni aveva già trovato il plauso della Commissione Ue di Von der Leyen oltre che di altri Paesi europei.