Scatta l’allarme Trichinosi in Puglia e precisamente in provincia di Foggia. Negli ultimi giorni sono emersi cinque diversi casi in quel di San Marco in Lamis, derivanti da alimenti di origine animale. Come si legge su FoggiaToday, dei cinque casi solo uno ha avuto bisogno di soccorso, una persona che si trova ricoverata presso l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, mentre le altre quattro sono attualmente a casa e stanno guarendo con le cure domiciliari. La trichinosi è una zoonosi causata da vermi che appartengono al genere trichinella e si diffonde soprattutto nelle specie carnivore ed onnivere come ad esempio cani, gatti, lupi, cinghiali, ma anche l’uomo.
Si tratta di un parassita in grado di restare a lungo nelle carni in putrefazione e quando viene ingerito da un altro animale, a quel punto si “rinvigorisce”, riprendendo il ciclo. Per ammalarsi l’unico modo è quello di consumare carne cruda o comunque non sufficientemente cotta, che a sua volta contiene le larve del parassita, di conseguenza è ipotizzabile che le cinque persone che hanno preso la trichinosi in provincia di Foggia abbiano ingerito della carne cucinata male e infetta.
TRICHINOSI IN PUGLIA, QUALI SINTOMI E COME EVITARLA
Quali sono i sintomi? Il quadro clinico varia da caso a caso ma solitamente causa diarrea (nel 40% dei pazienti), quindi debolezza, sudorazione, dolori ai muscoli, febbre e anche edemi alle palpebre superiori e fotofobia. Nei casi più gravi può persino portare alla morte, anche se si tratta di rarità. Generalmente la trichinosi ha un periodo di incubazione che varia da un minimo di 8 fino ad un massimo di 15 giorni, ma può arrivare anche fino al mese e mezzo a seconda della quantità di parassiti che sono stati ingeriti.
Ovviamente per evitare di contrarre questa zoonosi è bene osservate le misure igienico sanitarie più adeguate, consumando la carne ben cotta per inattivare eventuali larve presenti (basta un solo minuto a 65 gradi per ammazzare qualsiasi traccia di trichinella). La trichinosi si cura previa visita del medico con il tiabendazolo nelle forme più severe, così come l’Albendazolo. Nei casi più gravi è richiesto il ricovero ospedaliero.