Dagli hacker alle aziende “pigre” fino alla “gola profonda” nell’Inps che avrebbe rivelato la vicenda dei parlamentari “furbetti” che hanno chiesto e ricevuto il bonus 600 euro tra marzo e aprile: Pasquale Tridico con le sue “giustificazioni” è tornato nell’occhio del ciclone da diverse ore, con opposizioni e parte del Governo (Renzi, ndr) che chiedono le sue dimissioni immediate. Il Corriere della Sera riporta però diun Tridico del tutto infuriato contro le ricostruzioni che mettono in relazione il “sospetto” dello scandalo bonus in concomitanza con la campagna elettorale per il Referendum sul taglio dei parlamentari (come se così si tirasse la “volata” ai sostenitori del Sì per la crescente gogna anti-casta che si sta scatenando da giorni su media, social e dibattiti pubblici). «Che cosa? Un caso montato di proposito, un modo per lanciare il referendum sul taglio dei parlamentari? Non solo non è vero. Ma chi lo dice, chi lo scrive, ne dovrà rispondere in tribunale. Ne va della mia dignità», sarebbe la furiosa replica di Tridico a chi gli avrebbe riportato degli attacchi bipartisan giunti contro la direzione del n.1 Inps. L’ennesima polemica sulla sua figura, dopo la conferma di Conte a giugno scorso a seguito dei ritardi Cig, potrebbe questa volta essere “definitiva” se non avesse trovato subito la protezione di Pd e M5s davanti alle ire invece di Italia Viva, Lega, FdI e Forza Italia.
TUTTE LE “OMBRE” TRA M5S E TRIDICO
Sul banco degli imputati la scrittura della legge inserita nel Dl Cura Italia, con l’accesso al bonus Inps di fatto senza alcuna regola-tetto di redditi ma soprattutto il controllo effettuato dall’unità anti-frode dell’Inps (guidato da Antonello Crudo) che ha di fatto incrociato i dati dei cittadini richiedenti il bonus con le varie posizioni previdenziali. Tridico nega tutto e apre indagine interna all’Inps per capire cosa possa essere successo nella strana “comunicazione” emersa a Repubblica pochi giorni fa: «Chi dice queste cose dovrebbe anche dimostrarlo, invece di sparare accuse nel vuoto». Tra le accuse mosse da diversi retroscena la tentata “rappacificazione” tra Movimento 5 Stelle e Pasquale Tridico dopo il raffreddamento avvenuto nei mesi del lockdown. Come riporta il Corriere della Sera oggi con Lorenzo Salvia, «Tridico era stato indicato come ministro del Lavoro nella squadra di governo che Luigi Di Maio aveva presentato prima delle elezioni di due anni fa» (la stessa dove era inserito anche Giuseppe Conte tra l’altro, ndr) ma soprattutto «C’era un rapporto politico da recuperare? Lui continua a negare». Intanto oggi Tridico è in trattative con la Camera dei Deputati per pubblicare i nomi dei parlamentari “furbetti” non appena arriverà la richiesta formale di Montecitorio (anche dopo l’ok del Garante Privacy): l’ondata di anti-politica continua a soffiare e per Tridico le colpe di ciò non vanno addossate all’Inps.