Incentivi selettivi e salario per aiutare giovani e donne con figli, questo il messaggio lanciato da Pasquale Tridico. Intervenuto ai microfoni de La Stampa, il presidente dell’Inps ha aperto alla riattivazione del decreto dignità, ma il passaggio principale è legato al salario minimo, un tema molto delicato con diversi punti di vista tra le varie categorie: «Se considerassimo come soglia un valore intorno ai 9 euro lordi sarebbe coerente con quanto suggerito da una direttiva Ue dell’anno scorso. Molti studi provano come il salario minimo sopra una certa soglia aumenti la produttività, perché spinge verso investimenti capital intensive e una più efficiente allocazione del lavoro, non fa aumentare la disoccupazione e fa diminuire il lavoro povero».



«Non è da trascurare l’impatto sulla qualità della vita e la salute, in particolare dei bambini, oltre che su un maggior gettito per la finanza pubblica», ha aggiunto Pasquale Tridico. Il numero uno dell’Inps, sempre a proposito di giovani e donne, ha invocato una serie di misure come l’alleggerimento dei criteri di accesso a decontribuzione donna e decontribuzione giovani, «già introdotti in passato per rendere queste misure più efficaci».



PASQUALE TRIDICO SU PENSIONI E RDC

Uno dei dossier più discussi nel mondo del lavoro è quello legato alle pensioni, con l’imminente “addio” a Quota 100. Pasquale Tridico ha sottolineato che ci sono diverse forme di flessibilità, la sua proposta di pensione flessibile «resta l’uscita a 63 anni col calcolo della sola quota contributiva con la restante quota retributiva che scatta a 67»: «Poi vedo che lo studio appena concluso da parte della commissione istituita dal ministero del Lavoro, a cui anche l’Inps ha fornito un importante contributo, va nella giusta direzione ed approfondisce il tema delle categorie gravose a cui estendere l’Ape sociale».



Nella lunga intervista al quotidiano torinese, Pasquale Tridico s’è soffermato sul reddito di cittadinanza e ha difeso la riforma targato M5s. Il presidente Inps ha evidenziato la necessità di fare funzionare tutto ciò che sino ad oggi ha funzionato meno, rendendo lo strumento più inclusivo: «L’Rdc è un reddito minimo. Un trasferimento di risorse ai due decimi più poveri della distribuzione del reddito. Oltre 3 milioni di persone. È un dividendo sociale che lo Stato assicura a tutti i cittadini perché considera che sotto una certa soglia non si può vivere. È uno strumento di contrasto della povertà a cui però è necessario affiancare progetti e processi di inclusione e di formazione».