Pasquale Tridico a 360° sul mondo del lavoro ai microfoni di Huffington Post. Il numero uno dell’Inps ha esordito spiegando che l’Italia è tornata alla produzione industriale ai livelli pre Covid, con un miglioramento netto delle prospettive: «I dati trimestrali dei flussi contributivi delle aziende sono incoraggianti e addirittura superiori, seppure di poco, a quelli dello stesso trimestre del 2019».
Un altro segnale di ripresa e di fiducia è la riduzione delle prestazioni erogate dall’Inps, ha spiegato Pasquale Tridico, il trend è evidente prendendo in considerazione la cassa integrazione: il tiraggio del 2021 è significativamente più basso rispetto a quello del 2020. Numeri che confermano che «si riprende a lavorare e le aziende ripartono». Uno dei dossier più scottanti per la maggioranza è quello del blocco dei licenziamenti, secondo Tridico ci sono settori che sono ancora vulnerabili e che necessito di un’ulteriore protezione. «Per loro e sotto determinati requisiti si può pensare di consentire il blocco dei licenziamenti fino al 31 ottobre», il suo giudizio.
TRIDICO: “FALSITÀ SU REDDITO DI CITTADINANZA”
Ideatore del reddito di cittadinanza, Pasquale Tridico ha poi commentato le esternazioni delle imprese legate alla difficoltà di trovare lavoratori stagionali perché preferiscono il sussidio voluto fortemente dal Movimento 5 Stelle. Una visione tutt’altra che condivisa dal presidente Inps, che ha tenuto a precisare che stagionali come cuochi e camerieri non prendono il reddito di cittadinanza ma hanno avuto il bonus per gli stagionali. Ma non solo, a suo avviso è una falsità dire che il reddito di cittadinanza è un disincentivo a lavorare: «Una media di 550 euro per un nucleo familiare non è un livello di sussidio tale da permettere a qualcuno di rifiutare un lavoro. È un reddito di sussistenza, simile a quello che esiste in ogni Paese civile e in Europa, in cui però esiste in parallelo anche un salario minimo». Per Pasquale Tridico si è creata una falsa percezione sul Rdc, sottolineando che le imprese non trovano i lavoratori a causa della paga non congrua: «Da quando è nato, il welfare si è configurato sempre come un minimo di sussistenza per i lavoratori. Le regole di mercato devono valere al di sopra di questo minimo, non sotto. Non si possono pagare i lavoratori 2-3 euro all’ora».