Pasquale Tridico, Presidente dell’Inps e tra gli ideologi del M5s sul Reddito di Cittadinanza, è sempre più nel mirino di opposizioni e parte del Governo: dopo l’ultimo scandalo dei “furbetti” del bonus 600 euro – i parlamentari, consiglieri regionali e autonomi con redditi alti che hanno richiesto e percepito il bonus P.Iva nei primi mesi della pandemia – sono diverse le critiche piovute in queste ore addosso al Presidente dell’Istituto, specie su due fronti principali. In primis, Tridico viene accusato dalle opposizioni di aver scritto male, assieme al Governo, la norma sui criteri e requisiti di accesso al bonus immesso dal Dl Cura Italia; in secondo luogo da Italia Viva – e non solo – si insinua il sospetto che queste notizie uscite sui “furbetti” della politica arrivino in piena campagna elettorale per il referendum confermativo del 20-21 settembre sul taglio dei parlamentari. Oggi Renzi intervistato dal Corriere ha sibilato «Dire e non dire, annunciare e non smentire, far circolare notizie false: ad esempio nessuno di Italia Viva ha preso quei soldi, ma perché siamo stati coinvolti anche noi?». Renzi, come del resto Salvini e Meloni, chiedono le dimissioni del Presidente Inps con appunto il “sospetto” che possa essere uscita ora la notizia sui parlamentari (e non a marzo quando vennero fatti i controlli) per soffiare sul fronte dell’anticasta e ottenere così il via libera al referendum di settembre.
TUTTE LE ALTRE GIUSTIFICAZIONI DI TRIDICO
A tutte queste ricostruzioni è lo stesso Tridico a ribellarsi e nell’intervista di oggi al Foglio si difende «sono io il primo ad essere vittima di una fuga di notizia di cui non sono responsabile». Per il n.1 Inps «si tratta di una gola profonda. Non sono stato io a divulgare i dati», spiega ancora Tridico ricacciando indietro le polemiche sulla strana “tempistica” scelta per “spoilerare” le voci sui parlamentari che hanno preso il bonus da 600 euro per P.Iva e autonomi. La difesa di Tridico però non convince appieno e rientra nella già lunga serie di “giustificazioni” di questi ultimi mesi che lo hanno visto coinvolto in prima persona: davanti al caos totale del 1 aprile scorso, quando proprio per la presentazione delle domande sul bonus Inps 600 euro fece bloccare il portale dell’istituto per ore con il folle ricorso al click day (poi annullato e riproposto con più ordine nei giorni successivi) era stato Tridico a difendersi subito «c’è stato un attacco hacker che ha bloccato il portale Inps in tutta Italia».
La notizia venne poi confermata dal Premier Conte ufficialmente, salvo poi mesi dopo essere entrambi smentiti dalla prova dei fatti: come ha ribadito Riccardo Luna – della commissione anti-fake news nominato dallo stesso Premier – «Degli hacker, nessuna traccia; ma in compenso neanche delle dimissioni dei responsabili». Poche settimane più tardi, davanti ai costanti ritardi nei pagamenti della cassa integrazione destinata ai lavoratori colpiti dalla crisi del lockdown in televisione ancora Tridico allontana dall’istituto la responsabilità di questi disagi: «Ritardi Cig? I furbetti come per le altre misure messe a disposizioni dell’Inps sono tanti…», attaccava Tridico dalla Annunziata a “In Mezz’ora in più”, ribadendo il concetto espresso pochi giorni prima sulle aziende troppo “pigre” per gli iter della Cig. Ora il caos dei “bonus furbetti” e la presunta “gola profonda” rimettono nuovamente nell’occhio del ciclone proprio Pasquale Tridico: come ne uscirà, questa volta?