La situazione cambia di ora in ora, e purtroppo tende a diventare sempre più difficile”. Giuseppe Lesce – presidente di Federmacchine, che raggruppa undici associazioni di produttori italiani di beni strumentali – parla dalla Sacmi di Imola, di cui è Direttore Public Affairs. Il tono di voce è calmo ma serrato. “Già in occasione del decreto che aveva creato le prime zone rosse – ricorda – alcune associazioni facenti capo a Federmacchine hanno inviato note di chiarimento agli associati per confermare che il provvedimento non determinava blocchi delle attività produttive e dello spostamento dei lavoratori, né il blocco dei trasporti e della circolazione delle merci. Anche ora, con l’estensione delle restrizioni alle nuove zone arancioni, per chi si sposta per lavoro dovrebbe essere sufficiente un’autodichiarazione, ma si suggerisce di portare con sé una dichiarazione dell’azienda.
Dietro l’emergenza sanitaria preme già quella economica.
Purtroppo è così. È infatti su questo che abbiamo avviato subito ieri mattina un primo brainstorming fra tutti i presidenti della Federazione. Siamo di fatto in sessione aperta e raccogliamo in continua problematiche e suggerimenti, cin l’obiettivo di vagliarli e convogliarli subito verso la task force attivata da Confindustria.
Quale priorità vedete?
Fra le molte, vi sono certamente quelle legate all’export, anzi: alla circolazione di beni, servizi e persone nei due sensi fra l’Italia e gli altri Paesi. Il Made in Italy – non solo nei nostri comparti – vive di competizione sui mercati globali. Noi produciamo macchine che vanno promosse alle fiere internazionali e collocate presso i clienti su scala globale: con scambi di visite continue, prima e dopo la vendita, per trattative commerciali, collaudi, formazione, assistenza tecnica. Il momento-chiave resta comunque la consegna dei nostri prodotti, L’Azienda-Italia non può permettersi che centinaia di migliaia di preziosi “pezzetti di Pil” contenuti nelle nostre macchine restino in quarantena.
Libera circolazione dei beni: è l’appello subito rivolto a tutte le autorità dal presidente di Assolombarda Carlo Bonomi.
Sì e Carlo Bonomi è fra l’altro il candidato alla presidenza Confindustria per il quale ha espresso la sue preferenza Federmacchine. Le macchine strumentali progettate e prodotte sul territorio della seconda manifattura europea non sono appestate. Il governo, il premier, tutti i ministri che hanno fra le loro competenze l’industria italiana oggi non possono non aver a cuore anche questo a ridosso della sicurezza sanitaria, del contrasto al contagio, della riduzione al minimo dei decessi. L’esecutivo deve fare tutto il possibile per comunicare la verità e impedire che vengano comunicate falsità sul conto dell’Azienda Italia.
Sta dicendo che il governo non ha fatto tutto il possibile finora?
Guardi, come ha raccomandato anche il Presidente Mattarella è il momento dell’unità nazionale e non delle polemiche. Certamente quando ho visto sulla Cnn un pannello con l’Italia al centro del contagio globale ho provato molta amarezza e frustrazione. Non ho constatato alcune reazione da parte del nostro Governo. Se l’avessero fatto ad una qualsiasi azienda privata li avrebbero trascinati in tribunale, per ristabilire la corretta immagine e reputazione sul mercato, ma anche per farsi risarcire dei danni. Però mi lasci dire che ho fiducia per quanto potrà fare la rete diplomatica italiana.
Il presidente dell’Ucimu, Massimo Carboniero, ha chiesto che vengano congelati tutti i pagamenti in F24 almeno fino al cessato allarme…
Ho letto quello che ha detto Massimo al Sussidiario. Non posso che condividere in tutto il suo appello. Il rischio di una crisi di liquidità è trasversale a tutta l’Azienda-Paese. Il blocco temporaneo di tutti in pagamenti fiscali e previdenziali pare anche a me una risposta di praticabilità immediata per lasciare ossigeno prezioso nei bilanci aziendali. E conto che l’amministrazione fiscale ragioni fin d’ora anche su un opportuno scaglionamento del recupero dei pagamenti congelati durante l’emergenza.
Il Mise sta prospettando il rilancio di Transizione 4.0: è ottimista?
È una fase segnata da molte incognite e poche certezze. Una è sicuramente che l’Italia ha una grande risorsa: la sua industria, i suoi imprenditori. E l’exit strategy dal coronavirus richiederà di necessità misure di stimolo molto importanti.