Benché in queste ore in casa Inter sia grande il dolore per la scomparsa di una delle sue bandiere, Gigi Simoni, pure i tifosi non scordano che oggi si celebra il decimo anniversario della vittoria del Triplete nerazzurro. E per celebrare questa importantissima data, ecco che tutti i protagonisti dell’Inter di allora, da Mourinho, a Moratti, fino al capitano di quella formazione eccezionale che vinse tutto, hanno detto la loro. Commosse ovviamente le parole di Javier Zanetti, allora capitano e ora vice presidente proprio del club nerazzurro, così raccolte da Sportmediaset: “Il Triplete significa aver vinto assieme ai miei compagni e soprattutto aver scritto una pagina importante per il nostro club, che rimarrà per sempre nel calcio italiano e mondiale”. Zanetti poi aggiunge, ricordando anche la vittoria della Champions League (che suggellò il Triplete dopo scudetto e Coppa Italia) nella finale di Madrid contro il Bayern: “Ho pensato di aver coronato un sogno: credo che dopo una stagione di grande difficoltà siamo riusciti, ripeto, a scrivere una pagina importante per tutti i nostri tifosi”. Infine un ultimo pensiero per la bandiera nerazzurra: “Il segreto di quella squadra era che prima di grandi giocatori erano tutti grandi uomini: abbiamo vinto tutto”. (agg Michela Colombo)



TRIPLETE INTER: COSA FANNO ORA GLI EROI DEL 22 MAGGIO?

Dieci anni passano in fretta, anche se non sembra, nonostante il tempo sia qualcosa di relativo come spiega la stessa campagna lanciata da Inter Media House per celebrare la ricorrenza del Triplete che la società nerazzurra completò quel 22 maggio del 2010 a Madri vincendo la Coppa dei Campioni contro il Bayern Monaco. “Timeless” appunto come recita il pay-off del video emozionale che circola sui social in queste ore: ma che fine hanno fatto gli eroi non solo di quella nottata e quella stagione anche quel fortunato quinquennio “bauscia”? A parte Goran Pandev, che ancora oggi gioca nel Genoa, e alcune figure di contorno che all’epoca erano giovani e oggi sono dei trentenni che non hanno appeso gli scarpini al chiodo, gli altri titolari oramai hanno cambiato vita… ma non troppo. Ad esempio Julio Cesar è entrato nel mondo delle agenzie di calcio, mentre Maicon non vuole smettere e vuole dare un ultimo colpo alla carriera, mentre Zanetti è vicepresidente nerazzurro, Chivu guida le giovanili interiste e Lucio sogna un futuro da tecnico. Di Cambiasso si sa, aspirante allenatore e opinionista Sky, mentre Samuel fa parte dello staff della Nazionale argentina, Santon figura nella rosa della Roma, Thiago Motta è stato esonerato proprio da quel Genoa in cui milita Pandev, Stankovic ha lasciato un ruolo nell’Inter per allenare la Stella Rossa, Muntari è svincolato. Milito invece è dirigente di quel Racing che ha segnalato proprio ad Ausilio il talento di Lautaro Martinez, mentre degli altri attaccanti Balotelli gioca nel Brescia, Eto’o persegue i suoi progetti a favore dell’Africa e dello sviluppo del calcio nel continente e il genio di Sneijder invece ha da poco detto addio agli scarpini bullonati entrando nei quadri dell’Utrecht. (agg. di R. G. Flore)



“CON GLI ZHANG IL FUTURO DELL’INTER E’ CERTO”

Nelle celebrazioni del decimo anniversario del Triplete dell’Inter, certo oggi la parola va anche all’allora patron dei nerazzurri Massimo Moratti, il qualche oggi ha scelto i microfoni di Sportmediaset per raccontare e celebrare questo incredibile trionfo. Moratti, ripercorrendo i ricordi e le emozioni vissute alla vincita della Champions league contro il Bayern, nella storica finale di Madrid, che consacrò il raggiungimento del Triplete rivela: “Il primo pensiero al fischio finale dopo la partita col Bayern andò a mio padre, alla mia famiglia, alle vittorie di Vienna e poi di Milano, alle Coppe del ’64 e del ’65: la gioia immensa per aver chiuso il cerchio di una storia familiare nel segno dell’Inter”. Moratti continua poi nel filo dei pensieri “Penso che orgoglio, tenacia e umiltà siano stati i valori della nostra Champions. Crederci sempre, anche nelle difficoltà, anche in momenti difficili o drammatici come a Kiev contro la Dinamo o al Camp Nou contro il Barcellona”. E certo nella discussione vi è un pensiero anche per Jose Mourinho, allenatore di quella magica Inter che vinse tutto nel 2009-2010: “Oggi credo che tutto sommato, per quanto strano, fu un epilogo giusto o per lo meno rispondente alle ambizioni personali di un uomo che non puoi frenare o ostacolare. Ecco, purtroppo fu meno giusto il dopo, la scelta dell’immediato successore (Benitez, ndr)”. Ma oltre al passato ecco che pure Moratti guarda al futuro e al presente dell’Inter che parla della famiglia Zhang: “Ma con loro il futuro, un buon futuro, è garantito” ha affermato in chiusura l’ex patron. (agg Michela Colombo)



TRIPLETE INTER, MORATTI: ADDIO DI MOU GIUSTO

Sono passati esattamente dieci anni dal magico Triplete che l’Inter di Mourinho realizzò nella stagione 2009, vincendo scudetto, Coppa Italia e Champions league. Un traguardo storico, unico in Italia, ovviamente indelebile nel cuore dei tifosi e degli appassionati, e indimenticabile anche per tutti i protagonisti di allora, in primis per lo stesso tecnico lusitano, che proprio questa mattina è stato protagonista di una lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport. Jose Mourinho, arrivato all’Inter solo l’anno prima, era sbarcato a Milano facendo sorridere i tifosi, gli stessi che hanno poi pianto calde lacrime quando due anni dopo decise di firmare per il Real Madrid, e che pure oggi chiamano sempre a gran voce il ritorno del lusitano, che pure ha lasciato un pezzetto del suo cuore all’Inter: “Il meglio in carriera l’ ho dato dove ero a casa, dove sentivo le emozioni del mio gruppo, dove sono stato al duecento per cento con il mio cuore: più una persona che un allenatore. Mi è capitato di pensare prima a me che agli altri: all’ Inter, mai. Questo succede in una famiglia: quando diventi padre, capisci che c’ è qualcuno più importate di te, e passi al secondo posto” le prime parole di Mourinho sulla rosea, a testimonianza del rapporto speciale che si è instaurato con l’Inter.

TRIPLETE INTER: MOURINHO E L’ADDIO NEL 2010 PER IL REAL MADRID

Un legame che però come ben sappiamo si è rotto proprio nei giorni dell’ultima finale di Madrid: solo due sere dopo la vittoria infatti come racconta lo stesso allenatore, durante una cena con l’allora patron nerazzurro Moratti, Mourinho annunciò il suo desiderio (maturato poche settimane prima) di approdare al Real Madrid, che tanto già precedentemente lo aveva cercato. Ma quale il motivo dietro a tale scelta? Ce lo dice lo stesso Mourinho: “Cento per cento ambizione. Il rumore dei nemici, che poi piangevano, era bellissimo: era più forte il tremore del rumore, e se ci pensa bene è la stessa cosa: quando c’ è rumore è perché c’ è paura”. E a svelarci un nuovo retroscena sul doloroso addio al’Inter dopo la magica impresa è ancora lo stesso tecnico: “Perchè non sono tornato a Milano con la squadra dopo la finale di Madrid?Perché se fossi tornato, con la squadra intorno e i tifosi che avrebbero cantato “José resta con noi”, forse non sarei più andato via. Io non avevo già firmato con il Real prima della finale: chi ha detto che qualcuno del Real venne nel nostro hotel prima della finale disse una cazzata. Io volevo andare al Real”.

TRIPLETE INTER: MOURINHO E I SEGRETI DELLA SUA INTER

Ma per Mourinho, nella lunga intervista concessa alla rosea, oltre al suo rapporto con l’Inter certo vi è grandissimo spazio per analizzare i segreti della sua Inter e ovviamente i momenti più significativi di questo eccezionale ripete, di cui oggi si festeggia il decimo anniversario. Inevitabile in questo senso una domanda: quale delle tre finali ha fatto soffrire di più Mourinho? “Quella di Coppa Italia non la volevo giocare: l’ inno della Roma prima della partita, arrivai a provocare “Fermate la musica o ce ne andiamo”. A Siena avevo paura: sei giorni dopo c’ era la grande finale, temevo non giocassero quella partita come una finale. Zero a zero al 45′, la Roma vinceva 2-0, nello spogliatoio un caldo tremendo, non capivo come aiutare la squadra a svoltare tatticamente. Fu molto dura, e non finiva più. Avevo detto: “Un giorno mi piacerebbe vincere un campionato all’ ultima”. Quel giorno mi dissi: “Mai più”.