Sono passati dieci anni dalla notte di Madrid, quando l’Inter sconfisse al Santiago Bernabeu il Bayern Monaco e si aggiudicò la sua terza Champions League completando il Triplete con Coppa Italia e scudetto: unica squadra a realizzarlo nella storia del nostro calcio. Inter con tanti protagonisti, dal Principe Diego Milito decisivo nelle sfide che assegnarono i tre titoli al capitano Javier Zanetti, poi naturalmente José Mourinho, lo Special One che con il suo carisma e la sua grinta portò la formazione nerazzurra a quei successi. Fino al Presidente Massimo Moratti, che come il padre portò sotto la sua gestione l’Inter ai massimi livelli nazionali, europei e mondiali. Insomma tanti ricordi che abbiamo voluto farci raccontare da una leggenda dell’Inter come Sandro Mazzola in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.



Dieci anni dal Triplete: cosa resta di quella stagione memorabile? Quali ricordi ed emozioni?Sono passati dieci anni ma il Triplete resta qualcosa di incredibile, una stagione fantastica che sicuramente ha dato grandissime emozioni e una gioia straordinaria.

Quale fu il ruolo di Massimo Moratti? Massimo Moratti, come del resto suo padre Angelo nella Grande Inter, ha avuto un ruolo fondamentale. Ha costruito e realizzato la squadra in modo
perfetto.



Josè Mourinho cosa ci mise? E secondo lei é vero che la sua Inter non giocava bene esteticamente? Mourinho ha messo quella grinta che è stata decisiva in questi successi e che è ancora più importante del bel gioco nei frangenti decisivi di una stagione! Il tecnico portoghese ha lavorato tantissimo sulla testa dei giocatori.

Fuori Ibrahimovic, dentro Eto’o: cosa diede quello scambio? Col passare della stagione ci siamo tutti resi conto del valore di Eto’o, dell’apporto decisivo che dava al gioco di tutta la squadra.

Milito uomo del destino: il suo giudizio sul Principe? Milito è un grandissimo attaccante, capace di cambiare la partita in qualsiasi momento. Quando lo vedevi partire ti chiedevi dove volesse andare e in effetti Il Principe saltava uomini a ripetizione, una cosa da grandi campioni.



Sneijder fu il numero 10 che negli anni precedenti mancava a un’Inter più fisica? In effetti è proprio così, un giocatore come Sneijder mancava all’Inter delle stagioni precedenti.

Quali furono i giocatori secondo lei fondamentali negli altri reparti? Mi vengono in mente Samuel, Cordoba, Julio Cesar… Credo proprio però che tutti i giocatori di quella Inter siano stati fondamentali per arrivare al Triplete…

L’Inter di Herrera e quella di Mourinho: un paragone é possibile? Herrera era un sergente di ferro, Mourinho era simile ad Herrera, ma più morbido. Tutti e due però hanno sempre lavorato sulla testa dei giocatori. Il Mago ci controllava il peso ogni volta che facevamo gli allenamenti. Non ci concedeva tempi di recupero perchè diceva che in partita non c’erano. Era severo, deciso, all’inizio i giocatori più vecchi di quell’Inter dicevano che non sarebbe durato molto. Poi ha avuto ragione lui, abbiamo vinto tanto e gli abbiamo dato ragione!

C’è qualche aneddoto che ci può raccontare? Curava la dieta dei giocatori fino in fondo. Così alcuni di noi quando c’erano gli allenamenti si mettevano in fondo al gruppo a mangiarsi qualche panino. Herrera però andava nelle camere a controllarci tutti anche quando non c’eravamo, per vedere quello che avevamo in camera. Quando se ne andò ci disse che sapeva di quello che facevamo in allenamento. Le nostre vittorie però ci avevano dato ragione!

La vittoria più bella? Quella vinta a Vienna con il Real Madrid, una squadra leggendaria. Il Real Madrid di Puskas e Di Stefano. Mi ricordo ancora che proprio Puskas si complimentò con me. Mi disse che ero degno di mio padre. Mi emozionai, detto da uno come Puskas.

All’Inter attuale invece cosa serve ancora per tornare grande? Non lo so, non posso giudicare fino in fondo, bisogna essere dentro un club per poterne capire tutte le dinamiche. Posso solo dire che attraverso gli allenamenti si costruiscono le grandi squadre. E’ da lì che si parte, come succedeva anche ai tempi della Grande Inter… (Franco Vittadini con Mauro Mantegazza)