La gip Marta Pollicino ha chiesto altri approfondimenti sulla presunta strage Covid avvenuta nella Rsa “Pio Albergo Trivulzio” di Milano durante le prime fasi della diffusione del virus. I nuovi accertamenti, come riportato da Il Riformista, sono stati affidati a uno stuolo di periti e consulenti medici, otto dei quali sono stati nominati dallo stesso ufficio delle indagini preliminari. Il caso, dunque, non verrà chiuso, nonostante la Procura avesse chiesto l’archiviazione dell’indagine del 2020 dopo che un gruppo di esperti nominato dal Tribunale stesso aveva decretato la non sussistenza del reato di epidemia colposa.
A sancirla era stato un corposo insieme di documenti, secondo cui “la gestione dell’emergenza nella struttura era stata conforme ai protocolli e alle raccomandazioni dell’sms e dell’Istituto superiore di sanità”. A prova di ciò ci sarebbero anche le conversazioni ufficiali intrattenute fin dai primi giorni della diffusione del virus dall’indagato, il direttore generale Giuseppe Calicchio, e dai dipartimenti socio-sanitari con i rispettivi medici competenti affinché tutti potessero intervenire immediatamente per fermare i contagi all’interno della Rsa.
Trivulzio, altri approfondimenti su strage Covid: il caso non verrà archiviato
Nonostante l’ampio materiale a disposizione della Procura di Milano, dunque, il caso sulla presunta strage Covid avvenuta presso la Rsa “Pio Albergo Trivulzio” non verrà archiviato, almeno per il momento. La notorietà avuta dall’indagine sui media evidentemente ha contribuito a creare scalpore in merito. Anche dando un’occhiata ai numeri, secondo Il Riformista, non ci sarebbero tuttavia tracce di una reale epidemia colposa, soprattutto confrontando i dati con quelli relativi alle precedenti influenze.
I morti al Pat infatti nel 2020 sono stati 460 su 1883 ospiti, pari al 24,42%. La stessa percentuale dei due anni precedenti. E se si esaminano i numeri scomposti per settore, si nota che nella Rsa lombarda i decessi sono stati nel 2020 il 37,2%, mentre erano stati il 38,2% nel 2019 e addirittura del 46% nel 2018. Per quel che riguarda invece l’hospice, che rappresenta sostanzialmente il luogo del fine vita, le proporzioni sono più o meno simili, con l’83% di morti nel 2020 contro il 92% dell’anno precedente e il 90% del 2018.