I casi AstraZeneca e Johnson & Johnson hanno destato il sospetto che i rarissimi eventi di trombosi siano legati ai vaccini non a mRNA, ma uno studio dell’Università di Oxford lo smentisce. Anche dopo la somministrazione del vaccino Pfizer-BioNTech sono stati registrati rarissimi casi di trombosi. Il numero di persone che hanno riportato la trombosi venosa cerebrale è molto simile per tutti i vaccini anti Covid, eppure quello di Pfizer non è stato oggetto di un approfondimento da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema). A segnalarlo Pierpaolo Pellicori, cardiologo e ricercatore all’ospedale dell’Università di Glasgow. Al 16 marzo sono stati segnalati dopo l’inoculazione 30 casi di infarto cardiaco contro i 36 di AstraZeneca, 100 di ictus contro 71, 15 di embolia polmonare contro 13, 8 di trombosi venosa contro 14 e 22 di trombocitopenia contro 35. I dati sono chiari: i casi sono estremamente rari, ma sovrapponibili. Ci si chiede allora come mai non sia emersa anche per Pfizer la necessità di ulteriori esami.
Un mese dopo arriva lo studio dell’Università di Oxford, che non è stato ancora pubblicato su una rivista specializzata né validato da altri scienziati. Questa ricerca evidenzia che il numero di persone che hanno riportato casi di trombosi venosa cerebrale dopo vaccinazione con Pfizer e Moderna è simile al numero di quelli segnalati da persone a cui è stato somministrato AstraZeneca.
I CASI DI TROMBOSI E LA POSIZIONE DI PFIZER
La Cvt ha una frequenza di 39 casi su un milione, nel caso di Pfizer-Moderna in 4 su un milione. Anche Carlo Federico Perno, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’ospedale Bambino Gesù di Roma sta raccogliendo informazioni. Il virologo, che il 13 aprile a Tagadà aveva segnalato casi di trombosi rarissimi per tutti i vaccini, a Il Giornale ha spiegato di essere sulla strada giusta per dimostrare la sua tesi, ma non ha ancora completato la sua analisi. L’ufficio stampa dell’azienda, invece, al quotidiano afferma: “Non possiamo confermare ma nemmeno escludere la presenza di casi di trombosi dopo la somministrazione del nostro siero“. Pfizer ha poi preso una posizione ufficiale mandando una mail in cui spiega che “con oltre 200 milioni di dosi somministrate a livello globale“, è stata condotta una valutazione “che non ha fornito alcuna prova per concludere che gli eventi tromboembolici arteriosi o venosi, con o senza trombocitopenia, siano un rischio associato all’uso del nostro vaccino Covid-19“. Ma nel terzo rapporto di farmacovigilanza sui vaccini Covid-19 dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ci sono 102 segnalazioni con esito “decesso”, le cui cause sono sotto indagine. In media ci sono 1,1 casi ogni 100mila dosi somministrate con un minimo dello 0,7 per AstraZeneca e un picco di 2,7 per Moderna.
Non è a conoscenza dello studio di Oxford anche Pier Mannuccio Mannucci, ricercatore di Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e membro del team di esperti di coagulazione nominati da Aifa per esaminare se esista un meccanismo immunologico correlato al vaccino in virtù delle trombosi rare. “Non mi stupisce. Perché, come avviene nella malattia, se si stimola il sistema immunologico con il vaccino si possono verificare casi di trombosi, da quelle più tradizionali a quelle più rare“, ha detto a Il Giornale. Secondo i dati Ema, per quanto riguarda le trombosi associate a piastrinopenia, ci sarebbero zero casi su 97 milioni di dosi somministrate di Pfizer, 3 casi su 84 milioni per Moderna e 62 casi su 25 milioni con AstraZeneca. Parliamo sempre di casi rari, ma non si capisce perché nel mirino sia finito solo il vaccino AstraZeneca.