Una separazione (prima) e un divorzio (poi) troppo conflittuale e litigioso, tanto che i giudici hanno imposto ai genitori di risarcire nientemeno che le figlie (di 9 e 11 anni). La storia molto particolare arriva da Venezia ed è stata raccontata oggi dal “Gazzettino”: «tra mamma e papà è in corso una rottura molto conflittuale. Almeno una disputa implicherebbe un confronto, quantunque ostile, mentre qui si tratta di vera e propria incomunicabilità», descrivono i giudici nella sentenza di divorzio emanata dal Tribunale di Venezia con la sentenza appellabile di separazione.



«Una chiusura così impenetrabile da precludere qualsiasi spostamento rispetto alla prospettiva autoreferenziale in cui le parti sono intrappolate», con la conseguenza che le figlie «a loro volta mimano il contegno dei genitori e anche tra loro pericolosamente lo replicano»: è per questo motivo che le due bambine figlie della coppia, di 9 e 11 anni, dovranno essere risarcite dal padre, «che più della madre si è ritenuto responsabile della situazione di grave rischio evolutivo e di pregiudizio per lo sviluppo psicofisico delle minori». La storia dei litigi prosegue da diversi anni, si apprende dalle cronache del “Gazzettino” e del “Mattino”, con le udienze presso il Tribunale che hanno evidenziato le diverse posizioni avanzate dai due genitori: «la relazione coniugale si è presto rivelata opprimente a causa dell’indole possessiva del marito e del suo maniacale controllo delle relazioni, anche familiari». Addirittura lei ha accusato l’ex marito di vessazioni dopo la separazione, tanto da rivolgere al Centro Antiviolenza. Di contro, la versione di lui accusa la moglie di un comportamento contrario al dovere di fedeltà: questo sarebbe il motivo della crisi coniugale.



SENTENZA CHOC SUL DIVORZIO A VENEZIA

Tanto il Tribunale quanto la relazione dei Servizi Sociali concordano sul definire entrambi i genitori «inidonei a svolgere la loro funzione genitoriale; entrambi i genitori, pur con modalità diverse, dimostrano di non essere in grado in questo momento di garantire un contesto sereno di vita alle figlie in cui gli adulti possano assicurare loro l’esercizio del diritto alla bigenitorialità. Dal canto loro le bambine dimostrano, con le loro reazioni aggressive, di vivere sentimenti profondamente contrastanti e dolorosi che sembrano com- promettere le loro condizioni attuali di crescita». I due hanno chiesto il divorzio ma il problema del loro rapporto con le figlie non si verrebbe a risolvere: scrivono ancora i giudici, «I servizi sociali, il consultorio familiare e la Neuropsichiatria infantile, infatti, concordano nel rilevare la chiusura e l’autoreferenzialità di entrambe le parti e restituiscono la sconfortante immagine di una condizione di persistente immobilità delle relazioni familiari (se non addirittura, di scivolamento lungo il pericoloso crinale del disagio delle figlie)». È stato scelto di affidare le figlie minorenni ai Servizi Sociali del Comune, con collocamento a casa della madre mentre il padre potrà fare visita loro una volta alla settimana e sempre alla presenza di un operatore sociale «in un ambiente esclusivo e protetto». In termini economici la seconda “mazzata” per il genitore: 300 euro per ognuna delle figlie al mese come assegno di mantenimento, ma anche risarcimento di 10000 euro (5mila a testa) perché le sorelline sono state costrette a «dover scegliere alternativamente l’uno o l’altro genitore, senza possibilità di integrazione psichica e si ritrovano a replicare alcuni atteggiamenti tipici dei due genitori, mimando anche la loro reciproca conflittualità».

Leggi anche

Banca Mediolanum, la storia della società di Ennio Doris/ Dalla fondazione al motto "Costruita intorno a te"