Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia a Padova, è intervenuto sulle colonne de “Il Fatto Quotidiano” per commentare i dati giornalieri legati ai morti Covid, che ultimamente hanno fatto segnare cifre piuttosto elevate. L’esperto ha dichiarato che “non ci possiamo permettere 150 o anche 130 decessi al giorno. Significa più di 50mila all’anno, altro che l’influenza, che ne fa 8-10 mila. L’ho detto dall’inizio che i morti non vengono, se non in misura marginale, dalle terapie intensive”.



Secondo il professor Crisanti, inoltre, “è stato tutto falsato dalla polemica vax/no vax. Solo all’ultimo hanno ammesso che la maggior parte dei morti sono persone fragili, anziane, vaccinate. Non le portano in terapia intensiva. In Italia muoiono circa 1.800 persone al giorno, i 140 morti Covid sono quasi l’8%. Sarebbero morti in ogni caso? Beh, allora l’8% della popolazione italiana sarebbe infetto, più di cinque milioni, anzi 20, visto che la malattia dura cinque giorni. Ma non è così, i 60/70 mila contagi rilevati giornalmente corrispondono a 150-200 mila. La verità è che il governo sta sbagliando, fatica a orientare le priorità sulla protezione dei fragili”.



ANDREA CRISANTI: “SERVE PROTEGGERE I PENSIONATI E INTRODURRE LO SMART WORKING PER GLI ULTRA60ENNI”

Secondo Andrea Crisanti “ci vuole un bonus per i pensionati sotto un certo reddito perché possano pagare i tamponi alle badanti, a chi va a trovarli a casa, a chi li assiste. Ci vuole lo smart working.

Sempre su “Il Fatto Quotidiano”, il professor Crisanti ha commentato anche la questione mascherine: servono oppure no? “Le mascherine devono portarle le persone fragili e coloro che hanno a che fare con loro, perché proteggono dalla trasmissione molto più del vaccino. Però a livello di popolazione non è efficace: che senso ha indossarla al supermercato o in farmacia e poi toglierla allo stadio, in discoteca, nei ristoranti e nei bar stracolmi? È giusto che la metta la cassiera del supermercato o il farmacista al banco, o nella scuola per proteggere i fragili, bambini o insegnanti che siano”.