Gabriele Magno, avvocato presidente dell’Associazione Articolo 643, ha parlato sulle pagine della Verità dei numerosi uomini innocenti che sono stati ingiustamente incarcerati in seguito a denunce di vario tipo sulle quali la procura ha condotto indagini sommarie. Questa, peraltro, è la battaglia dell’Associazione, che si batte per invertire i casi di malagiustizia, qualsiasi sia l’accusa mossa contro la vittima dell’errore giudiziario.
“Abbiamo a che fare con una giustizia”, spiega Gabriele Magno, “che di fronte a determinati fenomeni è severa e in altri campi concede benefici e sconti di pena”, peraltro in un contesto in cui le carceri italiani sono estremamente sovraffollate. Paradossale, tra i tanti, è il caso di Antonio Rasero, “condannato per infanticidio a 26 anni. Abbiamo dimostrato che è innocente e che la colpevole è la madre”, ma non vi è la possibilità di fare un nuovo processo, spiega Gabriele Magno, perché la donna “era stata considerata innocente e non si può processare due volte la stessa persona“. L’esito del secondo processo e dello scarceramento dell’uomo sarebbe che “non c’è alcun responsabile dell’omicidio”.
Gabriele Magno: “Difficile confutare le accuse di violenza sessuale”
Errori giudiziari, però, spiega ancora Gabriele Magno, che avvengono soprattutto nei casi di violenza sessuale, che “è l’unico reato in cui non è richiesto l’onere della prova. Questo significa che per la condanna sono sufficienti le dichiarazioni della persona offesa”. L’esito, ovvio, è che “una donna in malafede può mandare in carcere il marito“, come dimostrano i “numerosi casi di denunce per violenza che poi si sono dimostrate inesistenti”.
Per l’uomo, infatti, sottolinea Gabriele Magno, l’unica alternativa è quella di “dimostrare che non ha usato violenza sessuale, ma è praticamente impossibile quando si vive in coppia dentro la stessa casa”. Le incarcerazioni ingiuste, inoltre, quando riguardano presunte violenze sessuali si concretizzano anche in un regime di detenzione duro perché “vengono messi in un braccio speciale, lontano da quanti scontano la pena per altri reati, per evitare che subiscano violenze. Spesso per farli stare tranquilli”, specifica Gabriele Magno, “vengono sedati, riempiti di psicofarmaci” e l’unico modo che hanno per abbreviare la loro pena è “se si pentono. Ma se sono innocenti come fanno a pentirsi? Significherebbe ammettere la colpevolezza”.