TRUDEAU CAMBIA STRATEGIA SU DOSSIER MIGRANTI

Nuova strategia sul fronte immigrazione per Trudeau. Il Canada sta infatti registrando negli ultimi tempi una rapida crescita della popolazione, dovuta soprattutto al proliferare di migranti. Ecco quindi arrivare il dietrofront del governo canadese così come annunciato dallo stesso primo ministro con un post su X: “Stiamo riducendo il numero di lavoratori stranieri temporanei e a basso salario in Canada. Il mercato del lavoro è cambiato. Ora è il momento per le nostre aziende di investire nei lavoratori e nei giovani canadesi.”



La decisione è stata presa a fronte di servizi pubblici e di un settore immobiliare che hanno fortemente risentito della rapida crescita della popolazione. È stata soprattutto l’assistenza sanitaria ad essere stata messa a dura prova. E dalle statistiche risulta che la colpa di questa situazione sarebbe da imputare ai migranti: il 97% della crescita demografica è dovuta proprio al fenomeno dell’immigrazione.



MIGRANTI: ANCHE IL LAVORO È STATO DURAMENTE COLPITO

La situazione dei migranti e della crescita della popolazione ha portato Trudeau a rivedere anche le politiche sul fronte del lavoro. Nell’ultimo anno si è assistito infatti a una disoccupazione che ha raggiunto il 6,4%. Si contano circa 1,4 milioni di disoccupati in tutto il Paese. Trudeau, a fronte di questi dati, ha fatto sapere che intende apportare dei cambiamenti per non sfavorire i lavoratori canadesi e per evitare, al contempo, lo sfruttamento dei lavoratori stranieri regolari.

Le modifiche includeranno paletti per quanto riguarda la concessione di permessi di lavoro nelle aree in cui il tasso di disoccupazione è pari o superiore al 6%, facendo eccezione in alcuni settori come quello alimentare e agricolo, edile e sanitario. Le modifiche partiranno a tutti gli effetti dal 26 settembre.



Nonostante le intenzioni del governo canadese le crescenti problematiche stanno creando un terreno fertile per far aumentare le critiche da parte dell’opposizione, a cui si sono aggiunte anche le contrarietà dei sostenitori dei diritti dei lavoratori e, più di recente, anche dall’ONU.