Non si placa l’eco internazionale per le clamorose e macabre scopette fatte in Canada nelle ultime settimane e il Premier Justin Trudeau chiede l’intervento diretto (e le scuse) di Papa Francesco: quello che per anni è stato definito “genocidio culturale” dalla Commissione per la Verità e la Riconciliazione ora sembra trovare riprova anche in termini “materiali”, con il ritrovamento di quasi mille corpi di bambini nelle fosse comuni di due ex istituti nelle province della British Columbia e del Saskatchewan.
Non è ancora chiaro cosa realmente possa essere successo nel secondo scorso presso quei due istituti gestiti da realtà appartenenti alla Chiesa Cattolica canadese, eppure da più parti vengono già recuperate le accuse emerse nel passato contro la conversione “forzata” ai gruppi indigeni locali. In più di un secolo, accusavano già ad inizio anni Duemila i leader delle popolazioni indigene canadesi, almeno 150mila bambini indigeni sarebbero stati sottratti alle loro famiglie e costretti a frequentare le scuole, molte delle quali gestite dalla Chiesa cattolica: un progetto di Stato per «togliere l’indiano dal bambino», come denuncia il capo dell’Assemblea delle Prime Nazioni Perry Bellegarde, «I sopravvissuti lo dicono da anni e anni, ma nessuno ci credeva». Ora i dati emersi raccontano di 215 alunni della Kamloops Indian Residential School ritrovati nelle fosse comuni attorno alla struttura; il 24 giugno scorso un secondo ritrovamento, questa volta di 751 tombe senza nome ritrovate nei pressi della Marieval Indian Residential School. Preoccupano anche le reazioni che si stanno ripetendo in questi giorni, con già 4 chiese bruciate bruciate in protesta per una vicenda che ancora non ha i contorni definiti su cause e motivi d’origine.
TRUMEAU E LA RICHIESTA DI SCUSE A PAPA FRANCESCO
Dura la presa di posizione del Premier Trudeau che già dopo il primo ritrovamento aveva tirato in ballo direttamente la Chiesa Cattolica: «ho invitato Papa Francesco a recarsi sul suolo canadese per chiedere scusa agli indigeni». In quel frangente il Pontefice aveva replicato dicendo di seguire «con dolore le notizie che giungono dal Canada circa la sconvolgente scoperta dei resti di 215 alunni della Kamloops Indian Residential School, nella provincia della Columbia Britannica». Dopo il ritrovamento misterioso e drammatico, il Papa esprimeva «vicinanza al popolo canadese, traumatizzato dalla scioccante notizia. Esorto le autorità politiche e religiose a continuare a collaborare con determinazione per far luce su quella triste vicenda e impegnarsi umilmente in un cammino di riconciliazione e guarigione». Dopo però il secondo maxi-ritrovamento, Trudeau è tornato alla carica dicendo di aver parlato «personalmente con Sua Santità Papa Francesco per insistere su quanto sia importante non solo che si scusi, ma che si scusi con gli indigeni canadesi sul suolo canadese. So che la leadership della Chiesa cattolica sta esplorando molto attivamente quali passi possono essere compiuti». Al momento manca una dichiarazione ufficiale dei vertici della Chiesa e la polemica monta sempre di più tanto in Canada quanto negli Stati Uniti, dove la Ministra degli Interni Deb Haaland – prima nativa americana al Governo Usa – ha annunciato un’iniziativa nazionale per capire cosa sia successo negli ultimi 150 anni negli archivi delle scuole federali per quanto riguarda la vita e la storia dei bambini nativi americani trasferiti con la forza. Secondo quanto riportava il rapporto della Commissione per la Verità e la Riconciliazione, i bambini venivano spesso alloggiati in strutture mal costruite, poco riscaldate e antigieniche. «Molti non avevano accesso a personale medico qualificato e sono stati soggetti a punizioni dure e spesso abusive. Le squallide condizioni di salute – afferma ancora il rapporto citato da Huffington Post – erano in gran parte determinate dalla volontà del governo di tagliare i costi. Gli abusi fisici e sessuali hanno portato alcuni a scappare. Altri sono morti di malattia o per incidenti in mezzo a tanta negligenza. Ancora nel 1945 il tasso di mortalità per i bambini delle scuole residenziali era quasi cinque volte superiore a quello di altri scolari canadesi».