Lo storico Niall Ferguson, Senior Fellow presso la Stanford University, è membro del Center for Science and International Affairs di Harvard. Sulle pagine di Libero, l’esperto parla della situazione in Medio Oriente: “Rimarrà ancora per molto tempo un luogo ad alta tensione. È ormai evidente che dietro Hamas vi è un Paese come l’Iran che non punta a una soluzione pacifica del conflitto”. Le forze militari israeliane sono a Gaza ormai da più di due mesi: “Penso che si stia sottovalutando il fattore Teheran e il suo obiettivo: la destabilizzazione dell’intera area mediorientale. In tal senso, vanno collocate anche le recenti azioni degli Houthi (guidati anch’essi dall’Iran) nel Mar Rosso”.
Per quanto riguarda l’allargamento del conflitto a tutto il Medio Oriente, Ferguson spiega: “Sono fermamente convinto che qualora Israele dovesse riuscire militarmente a spazzare via l’intera organizzazione di Hamas, l’Iran non esiterebbe un minuto a scatenare Hezbollah. In tal modo, si aprirebbe a Nord un focolaio dagli esiti non facilmente calcolabili. Spero di sbagliarmi, ma io mi aspetto un’escalation nel nuovo anno”. Gli Stati Uniti, invece, hanno svolto il loro ruolo “in modo poco deciso. Mi sarei aspettato dall’Amministrazione Biden un impegno più chiaro ed efficace su tutto lo scacchiere mediorientale. Ma così, almeno finora, non è stato” sottolinea.
Niall Ferguson: “Trump? Possibile un mutamento di registro”
Un cambio al vertice negli Stati Uniti potrebbe cambiare anche le strategie nei confronti di Israele. Niall Ferguson, Senior Fellow presso la Stanford University, spiega a Libero: “Nei confronti di Gerusalemme mi auguro che venga preso un maggiore impegno rispetto a quanto avvenuto con Joe Biden. Detto questo, se Trump dovesse essere rieletto ci sarebbe un totale mutamento di registro per quel che riguarda il modo d’intendere le relazioni internazionali da parte statunitense. È assai probabile che ciò che abbiamo conosciuto fin qui con il nome di Pax americana finisca nell’album dei ricordi”.
Se così fosse “nell’immediato si tratterà sicuramente di una brutta notizia per gli sviluppi della guerra in Ucraina così come per il futuro di Taiwan. Trump, come ha ripetuto più volte, ha in mente una strategia isolazionista che avrà ripercussioni anche nei rapporti con i partner europei. Per prima cosa egli vorrà rivedere i rapporti seguiti finora con l’Europa a partire dalla corresponsabilità nelle spese militari per la difesa del Vecchio Continente”. Intanto la Cina punta “con determinazione a fare delle esportazioni il fattore determinante del suo motore di crescita. Penso, però, che l’esercizio dell’egemonia politica abbia bisogno di ben altri fattori soprattutto di ordine storico-culturale per realizzarsi. Peraltro, sono anche convinto che l’eccessiva ondata di manifatture cinesi avrà alla fine l’effetto di allontanare sempre di più gli europei da Pechino“.