È stato molto teso il discorso di Donald Trump prima che venisse attribuita la vittoria di Joe Biden alle Elezioni Usa 2020. «Se si contano i voti illegali, possono provare a rubarci l’elezione», aveva dichiarato il presidente uscente degli Stati Uniti d’America. Le emittenti Abc, Cbs e Nbc hanno deciso di interrompere il collegamento. Un episodio significativo, considerando che stava parlando il numero uno della Casa Bianca. Invece Fox News e Cnn hanno trasmesso integralmente il discorso. Quest’ultima emittente ha bollato il discorso come «il più disonesto della sua presidenza» e hanno aggiunto in sovrimpressione che «senza prove Trump sostiene di essere vittima di una frode». Quindi, non hanno censurato le parole del presidente, non hanno scelto il bavaglio. Lo si poteva criticare, ma soprattutto contestare. Bastava un fact checking, operazione che dovrebbe essere naturale per un giornalista. Invece si è deciso di interrompere la trasmissione e questo sembra avere poco a che fare con la libertà. Peraltro Donald Trump denunciò brogli alle elezioni presidenziali Usa pur avendo vinto, parlando di «milioni di voti illegali per Hillary Clinton».



TRUMP CENSURATO DA TV US, MA NEL 2016…

Quella delle televisioni americane è stata una scelta drastica che infiamma il dibattito sulla libertà di espressione e come conciliarla con la cosiddetta “comunicazione disintermediata”, la tutela dell’informazione corretta e il buon funzionamento della democrazia. Questa vicenda potrebbe comunque creare un pericoloso precedente, soprattutto se consideriamo come si sono comportati i media in passato. Nel novembre 2016 diversi accademici e attivisti Usa chiesero il riconteggio delle schede negli Stati chiave Michigan, Pennsylvania e Wisconsin: «Ricontate i voti, ci sono state delle irregolarità». Mesi prima Hillary Clinton accusò direttamente Mosca per la vicenda del furto delle e-mail e dei dati all’interno dei server del Democratic National Commitee, il comitato che guida il partito democratico Usa. «Sappiamo che sono stati i servizi segreti russi e sappiamo che hanno organizzato anche la diffusione di quelle mail».



Nessuno si sognò di censurare la candidata democratica. Chi poteva sapere con certezza se aveva o meno ragione? Solo qualche settimana fa è infatti arrivata la condanna da parte del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di sei agenti dell’intelligence militare russa in relazione a svariati attacchi informatici di alto livello che hanno colpito vari governi, aziende e organizzazioni negli ultimi anni. Si possono, dunque, prendere le distanze da dichiarazioni controverse, ma se il paese della libertà preferisce la censura allora qualcosa non va.

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