Donald Trump vuole rendere gli Stati Uniti la «capitale del Bitcoin», una «superpotenza mondiale», promettendo di creare la prima riserva strategica in caso di elezione. L’ex presidente Usa è il primo candidato presidenziale a renderlo un tema della campagna elettorale, ma è anche il primo che è stato presidente a parlare a un evento proprio sul Bitcoin, infatti è intervenuto alla conferenza di Nashville. «Se sarà il futuro, voglio che sia estratta, coniata e prodotta negli Stati Uniti. Se sta andando sulla luna, voglio che gli Usa siano la nazione che guida la strada».
La prima scorta strategica nazionale di Bitcoin, costituita da circa 210mila Bitcoin (pari a 13 miliardi di dollari) ottenuti da sequestri legali delle forze dell’ordine, è una pietra miliare di questo piano. «Per troppo tempo il nostro governo ha violato una regola fondamentale che ogni Bitcoiner conosce a memoria: non vendere mai i propri Bitcoin. Se sarò eletto, la politica della mia amministrazione prevede che gli Stati Uniti d’America mantengano il 100% di tutti i Bitcoin che il governo americano attualmente detiene o acquisisce», ha aggiunto il candidato repubblicano.
In passato, invece, aveva espresso scetticismo, arrivando a parlare di «un disastro in attesa di accadere», mentre ora paragona l’industria della criptovaluta a quella dell’acciaio di 100 anni fa. Bisogna tener presente che sono 67 milioni gli americani che hanno investito in crypto, stando ai dati di uno studio di Morning Consult, condotto per Coinbase. Quindi, parliamo del 20% della popolazione, una bella fetta di elettori.
LE PROMESSE DI TRUMP SU BITCOIN E CRIPTOVALUTE
Ma il sostegno dell’ex presidente Usa alla criptovaluta è concreto, perché all’inizio di quest’anno, la sua campagna è stata la prima ad accettare donazioni in crypto. Sabato ha annunciato che sono stati raccolti 25 milioni di dollari in questa forma, ma anche il senatore JD Vance, scelto come vicepresidente in caso di vittoria alle elezioni, ha sostenuto le crypto e rivelato già due anni fa di possedere Bitcoin.
Tra le promesse fatte dal tycoon c’è quella di nominare un consiglio favorevole alle crypto per redigere regolamenti per il settore, aumentare la produzione di energia statunitense per sostenere il mining, commutare la pena di Ross Ulbricht, fondatore del sito del mercato darknet Silk Road, e “licenziare” Gary Gensler, presidente della Securities and Exchange Commission che è ostile al mondo crypto. Per quanto riguarda il consiglio consultivo ad hoc, verrà elaborata una guida normativa trasparente per tutto il settore entro 100 giorni.
«Avremo dei regolamenti, ma per ora le regole saranno scritte da persone che amano il vostro settore, e non da persone che lo odiano. Bitcoin e le crypto faranno crescere la nostra economia, cementeranno il dominio finanziario americano e rafforzeranno il nostro intero Paese, per molto tempo nel futuro», ha promesso il tycoon.
L’ATTACCO ALLA FEDERAL RESERVE E A BIDEN
Per quanto riguarda il progetto di una valuta digitale della Federal Reserve, il candidato repubblicano è contrario, infatti in caso di elezione alla Casa Bianca ordinerà la cessazione di tutti i passi necessari per questo progetto, che metterebbe a rischio la libertà e la privacy dei cittadini.
Il candidato repubblicano si è impegnato a fermare quella che ha definito una «crociata anti-crypto» dell’amministrazione Biden: «Nel momento in cui presterò giuramento, la persecuzione si fermerà e le armi finiranno contro il vostro settore, e finché sarò nello Studio Ovale. Per tre anni e mezzo, l’attuale amministrazione ha condotto una guerra contro i Bitcoin come nessuno ha mai visto prima». Per il tycoon non minaccia il dollaro, è l’attuale governo a farlo.